LE FIGURE METRICHE (sinalefe, dialefe, sineresi, dieresi)
I VERSI
Come è noto, l’unità di misura della poesia è il VERSO. Altrettanto noto è che i versi non sono tutti uguali. Essi, infatti, possono avere MISURE diverse in base al numero di SILLABE che li compongono (da qui la parola METRICA, che deriva dal greco metron, “misura”).
I versi si possono suddividere in: PARISILLABI, se costruiti con un numero PARI di sillabe; e IMPARISILLABI, se caratterizzati, ovviamente, da un numero DISPARI.
VERSI PARISIBILLABI: BISILLABO (due sillabe), QUATERNARIO (quattro sillabe), SENARIO (sei sillabe), OTTONARIO (otto sillabe), DECASILLABO (dieci sillabe), DODECASILLABO (dodici sillabe).
VERSI IMPARISILLABI: MONOSILLABO (una sillaba), TRISILLABO (tre sillabe), QUINARIO (cinque sillabe), SETTENARIO (sette sillabe), NOVENARIO (nove sillabe), ENDECASILLABO (dodici sillabe).
Come si misurano, dunque, i versi? Semplice: mettendo in pratica le regole della SILLABAZIONE grammaticale apprese nella scuola elementare o nel primo anno di scuola media.
Tuttavia, quando si tratta di versi, tale operazione deve tenere conto di possibili divergenze rispetto alla consuetudine, tanto che si parla di SILLABAZIONE METRICA.
È pertanto opportuno conoscere le principali FIGURE METRICHE per individuare la misura di un verso.
LA SILLABAZIONE GRAMMATICALE
Prima, dunque, di analizzare le figure metriche, risulta necessario tirare fuori dal cassetto dei ricordi scolastici le regole della sillabazione grammaticale. Operazione antecedente a questa, tuttavia, è effettuare un ulteriore passo indietro per rispolverare i concetti di dittongo, trittongo e iato.
Dittonghi
Come è noto, la lingua italiana è formata da suoni vocalici e consonantici (fonemi) cui corrispondono segni scritti (grafemi o lettere) in una corrispondenza che, tuttavia, non è perfetta.
Per DITTONGO si intende l’incontro di due suoni all’interno di una parola: un suono semiconsonantico o semivocalico ed uno vocalico. È molto importante riconoscere i dittonghi in quanto ciò esercita un peso notevole nella corretta sillabazione dei versi della poesia italiana.
Quali sono, dunque, i dittonghi della lingua italiana? Il prospetto che segue è molto utile per la loro identificazione:
A) ià (iato, aia)
iè (iettatore, aie)
iò (Ionio, corridoio)
iù (aiuto, schiuma)
B) uà (lingua, quasi, quando)
uè (questo)
uò (uomo, nuoto, cuore, liquore, languore)
C) ài (farai, avrai, mai, caimano)
èi (lei)
òi (poi)
ùi (altrui, suicidio)
D) àu (laurea, laureato, causa)
èu (neurologia, neurologo)
NB: I ed U non sono accentati
Trittonghi
Con la parola TRITTONGO, invece, si fa riferimento all’accostamento di tre suoni all’interno della parola: due semiconsonantici e uno vocalico, oppure uno semiconsonantico, uno vocalico e uno semivocalico.
Ecco uno schema con i trittonghi che si possono incontrare nella nostra lingua:
1. iài, ièi, iuò (miei, trebbiai, paiuolo)
2. uòi, uai (suoi, tuoi, guai)
3. iuo (aiuola, Fumaiuolo)
NB: I ed U non sono accentati
Per quale motivo si sono elencati dittonghi e trittonghi? La risposta è immediata: nella sillabazione, essi costituiscono UNA SOLA SILLABA. È evidente, dunque, l’importanza di una loro adeguata conoscenza per calcolare correttamente la lunghezza dei versi.
Iato
Fenomeno fonetico opposto a quelli appena descritti risulta essere lo IATO. Esso pure è un accostamento di due suoni vocalici, tuttavia, a differenza che nel dittongo e nel trittongo, essi appartengono a DUE SILLABE differenti. Quando avviene lo iato? In due casi:
1. quando le due vocali non sono né I né U (maestro, creazione, leone, boato)
2. quando una delle due vocali è I oppure U con accento seguita da altra vocale (Maria, poesia, paura, due, suo)
Come si dividono le parole in sillabe?
Torniamo dunque alla nostra sillabazione. Per sillaba si intende un gruppo di lettere all’interno di una parola pronunciato con una sola emissione di voce e formato da ALMENO UNA VOCALE. In base al numero di sillabe che le compongono, le parole possono essere MONOSILLABE (1 sillaba), BISILLABE (2), TRISILLABE (3), QUADRISILLABE (4), ecc.
La conoscenza delle regole alla base della sillabazione delle parole ha ricadute non solo nel corretto andare a capo riga, ma anche ̵ come ampiamente ribadito ̵ nella giusta misurazione dei versi. Ecco, dunque, le principali regole:
1. una vocale o un dittongo a inizio parola, seguiti da una o più consonanti (ma non da consonanti doppie), formano una sola sillaba (a / mo / re; uo / mo; ia / to; au / la; a / li, ecc.);
2. come già segnalato, le vocali di un dittongo o di un trittongo non si dividono mai (pie / de; a / iuo la, ecc.);
3. le vocali di uno iato, come già detto, si dividono (pa / u / ra; e / ro / e; fa / i / na, ecc.);
4. una consonante semplice forma una sillaba con la vocale o il dittongo seguenti (la / vo / ro; mo / bi / le; mie / le);
5. le consonanti doppie e il gruppo CQ si dividono sempre (bel / lo; chias / so; bac / cano; trop / po, ac / qua, ecc.);
6. le consonanti L, M, N, R seguite da altre consonanti appartengono alla sillaba precedente (al / to; an / ti / co; ar / ma / dio, ecc.);
7. la S impura (seguita cioè da consonante) forma la sillaba con la consonante seguente (a / stio; o / sta / co / lo; que /sto, ecc.);
8. i digrammi (GL, GN, CH, GH, SC, CI, GI) e i trigrammi (GLI, SCI, CHI, GHI) non si dividono mai (fo / glie; re / gna / re; scioc / co, ecc.)
9. Per quanto riguarda le parole formate da prefissi (DIS ̵, BIS ̵, POST ̵, ecc.) si può ricorrere a due soluzioni: separare il prefisso dal resto della parola o seguire le normali regole (es. dis/ ar / mo oppure di / sar / mo).
LE FIGURE METRICHE
È giunto dunque il momento di parlare delle figure metriche dopo questa necessaria e approfondita introduzione.
Le figure metriche sono: SINALEFE, DIALEFE, SINERESI, DIERESI.
• Si ha la SINALEFE quando, all’interno del verso, la vocale finale di una parola e la vocale iniziale della parola seguente si uniscono formando UNA SOLA SILLABA (si ricorda che il prefisso italiano sin̵, dal greco antico syn, indica connessione, unione).
Si consideri il celebre verso dantesco Mi ritrovai per una selva oscura e lo si divida in sillabe:
Mi / ri / tro / vai / per / u / na / sel / va_o / scu / ra
Esso risulta dunque composto da 11 sillabe: trattasi, dunque, di endecasillabo.
• Per DIALEFE si intende il fenomeno opposto a quello della SINALEFE: nell’incontro di due parole, la prima terminante in vocale, la seconda iniziante in vocale, le due vocali NON si fondono in una sola sillaba (ricordo che il prefisso italiano dia-, dal greco antica dìa, indica separazione, allontanamento).
Si prenda un altro verso dantesco: Tant’era pien di sonno a quel punto.
Divisione in sillabe: Tan / t’e / ra / pien / di / son / no / a / quel / pun / to
Si ottiene nuovamente un endecasillabo, ma in questo caso le due vocali non si uniscono.
• La SINERESI è un fenomeno che riguarda la singola parola. Può accadere, in poesia, che due vocali che nella sillabazione grammaticale formano due distinte sillabe trattandosi di uno iato, vengano riunite invece in UNA SOLA SILLABA, come se fossero un dittongo.
Si prenda ancora un verso dantesco: Disse: Beatrice loda di Dio vera.
SI proceda con la sillabazione: Dis / se / Bea / tri / ce / lo / da / di / Dio / ve / ra
Come si può osservare, il verso risulta ancora una volta un endecasillabo, ma è da notare la diversa sillabazione delle parole Beatrice e Dio rispetto a quella abituale (Bea / tri / ce in luogo di Be / a / tri / ce; Dio in luogo di Di / o).
N.B. La sineresi non avviene alla fine del verso
• Si ha, infine, DIERESI quando all’interno della parola due vocali che formano dittongo e andrebbero dunque considerate un’unica sillaba, vengono invece separate in DUE sillabe differenti, come se fossero uno iato.
Si consideri nuovamente un verso dantesco: A te convien tenere altro vïaggio
Questa risulta la sua sillabazione: A / te / con / vien / te / ne / re al / tro / vï / ag / gio.
Il verso è ancora endecasillabo, ma per raggiungere tale obiettivo il poeta fiorentino ha trasformato il bisillabo vïag / gio nel trisillabo vï / ag / gio.
B. La dieresi è rappresentata graficamente mediante il segno diacritico dei due puntini sul grafema rappresentante il suono vocalico interessato.
I VERSI
Come è noto, l’unità di misura della poesia è il VERSO. Altrettanto noto è che i versi non sono tutti uguali. Essi, infatti, possono avere MISURE diverse in base al numero di SILLABE che li compongono (da qui la parola METRICA, che deriva dal greco metron, “misura”).
I versi si possono suddividere in: PARISILLABI, se costruiti con un numero PARI di sillabe; e IMPARISILLABI, se caratterizzati, ovviamente, da un numero DISPARI.
VERSI PARISIBILLABI: BISILLABO (due sillabe), QUATERNARIO (quattro sillabe), SENARIO (sei sillabe), OTTONARIO (otto sillabe), DECASILLABO (dieci sillabe), DODECASILLABO (dodici sillabe).
VERSI IMPARISILLABI: MONOSILLABO (una sillaba), TRISILLABO (tre sillabe), QUINARIO (cinque sillabe), SETTENARIO (sette sillabe), NOVENARIO (nove sillabe), ENDECASILLABO (dodici sillabe).
Come si misurano, dunque, i versi? Semplice: mettendo in pratica le regole della SILLABAZIONE grammaticale apprese nella scuola elementare o nel primo anno di scuola media.
Tuttavia, quando si tratta di versi, tale operazione deve tenere conto di possibili divergenze rispetto alla consuetudine, tanto che si parla di SILLABAZIONE METRICA.
È pertanto opportuno conoscere le principali FIGURE METRICHE per individuare la misura di un verso.
LA SILLABAZIONE GRAMMATICALE
Prima, dunque, di analizzare le figure metriche, risulta necessario tirare fuori dal cassetto dei ricordi scolastici le regole della sillabazione grammaticale. Operazione antecedente a questa, tuttavia, è effettuare un ulteriore passo indietro per rispolverare i concetti di dittongo, trittongo e iato.
Dittonghi
Come è noto, la lingua italiana è formata da suoni vocalici e consonantici (fonemi) cui corrispondono segni scritti (grafemi o lettere) in una corrispondenza che, tuttavia, non è perfetta.
Per DITTONGO si intende l’incontro di due suoni all’interno di una parola: un suono semiconsonantico o semivocalico ed uno vocalico. È molto importante riconoscere i dittonghi in quanto ciò esercita un peso notevole nella corretta sillabazione dei versi della poesia italiana.
Quali sono, dunque, i dittonghi della lingua italiana? Il prospetto che segue è molto utile per la loro identificazione:
A) ià (iato, aia)
iè (iettatore, aie)
iò (Ionio, corridoio)
iù (aiuto, schiuma)
B) uà (lingua, quasi, quando)
uè (questo)
uò (uomo, nuoto, cuore, liquore, languore)
C) ài (farai, avrai, mai, caimano)
èi (lei)
òi (poi)
ùi (altrui, suicidio)
D) àu (laurea, laureato, causa)
èu (neurologia, neurologo)
NB: I ed U non sono accentati
Trittonghi
Con la parola TRITTONGO, invece, si fa riferimento all’accostamento di tre suoni all’interno della parola: due semiconsonantici e uno vocalico, oppure uno semiconsonantico, uno vocalico e uno semivocalico.
Ecco uno schema con i trittonghi che si possono incontrare nella nostra lingua:
1. iài, ièi, iuò (miei, trebbiai, paiuolo)
2. uòi, uai (suoi, tuoi, guai)
3. iuo (aiuola, Fumaiuolo)
NB: I ed U non sono accentati
Per quale motivo si sono elencati dittonghi e trittonghi? La risposta è immediata: nella sillabazione, essi costituiscono UNA SOLA SILLABA. È evidente, dunque, l’importanza di una loro adeguata conoscenza per calcolare correttamente la lunghezza dei versi.
Iato
Fenomeno fonetico opposto a quelli appena descritti risulta essere lo IATO. Esso pure è un accostamento di due suoni vocalici, tuttavia, a differenza che nel dittongo e nel trittongo, essi appartengono a DUE SILLABE differenti. Quando avviene lo iato? In due casi:
1. quando le due vocali non sono né I né U (maestro, creazione, leone, boato)
2. quando una delle due vocali è I oppure U con accento seguita da altra vocale (Maria, poesia, paura, due, suo)
Come si dividono le parole in sillabe?
Torniamo dunque alla nostra sillabazione. Per sillaba si intende un gruppo di lettere all’interno di una parola pronunciato con una sola emissione di voce e formato da ALMENO UNA VOCALE. In base al numero di sillabe che le compongono, le parole possono essere MONOSILLABE (1 sillaba), BISILLABE (2), TRISILLABE (3), QUADRISILLABE (4), ecc.
La conoscenza delle regole alla base della sillabazione delle parole ha ricadute non solo nel corretto andare a capo riga, ma anche ̵ come ampiamente ribadito ̵ nella giusta misurazione dei versi. Ecco, dunque, le principali regole:
1. una vocale o un dittongo a inizio parola, seguiti da una o più consonanti (ma non da consonanti doppie), formano una sola sillaba (a / mo / re; uo / mo; ia / to; au / la; a / li, ecc.);
2. come già segnalato, le vocali di un dittongo o di un trittongo non si dividono mai (pie / de; a / iuo la, ecc.);
3. le vocali di uno iato, come già detto, si dividono (pa / u / ra; e / ro / e; fa / i / na, ecc.);
4. una consonante semplice forma una sillaba con la vocale o il dittongo seguenti (la / vo / ro; mo / bi / le; mie / le);
5. le consonanti doppie e il gruppo CQ si dividono sempre (bel / lo; chias / so; bac / cano; trop / po, ac / qua, ecc.);
6. le consonanti L, M, N, R seguite da altre consonanti appartengono alla sillaba precedente (al / to; an / ti / co; ar / ma / dio, ecc.);
7. la S impura (seguita cioè da consonante) forma la sillaba con la consonante seguente (a / stio; o / sta / co / lo; que /sto, ecc.);
8. i digrammi (GL, GN, CH, GH, SC, CI, GI) e i trigrammi (GLI, SCI, CHI, GHI) non si dividono mai (fo / glie; re / gna / re; scioc / co, ecc.)
9. Per quanto riguarda le parole formate da prefissi (DIS ̵, BIS ̵, POST ̵, ecc.) si può ricorrere a due soluzioni: separare il prefisso dal resto della parola o seguire le normali regole (es. dis/ ar / mo oppure di / sar / mo).
LE FIGURE METRICHE
È giunto dunque il momento di parlare delle figure metriche dopo questa necessaria e approfondita introduzione.
Le figure metriche sono: SINALEFE, DIALEFE, SINERESI, DIERESI.
• Si ha la SINALEFE quando, all’interno del verso, la vocale finale di una parola e la vocale iniziale della parola seguente si uniscono formando UNA SOLA SILLABA (si ricorda che il prefisso italiano sin̵, dal greco antico syn, indica connessione, unione).
Si consideri il celebre verso dantesco Mi ritrovai per una selva oscura e lo si divida in sillabe:
Mi / ri / tro / vai / per / u / na / sel / va_o / scu / ra
Esso risulta dunque composto da 11 sillabe: trattasi, dunque, di endecasillabo.
• Per DIALEFE si intende il fenomeno opposto a quello della SINALEFE: nell’incontro di due parole, la prima terminante in vocale, la seconda iniziante in vocale, le due vocali NON si fondono in una sola sillaba (ricordo che il prefisso italiano dia-, dal greco antica dìa, indica separazione, allontanamento).
Si prenda un altro verso dantesco: Tant’era pien di sonno a quel punto.
Divisione in sillabe: Tan / t’e / ra / pien / di / son / no / a / quel / pun / to
Si ottiene nuovamente un endecasillabo, ma in questo caso le due vocali non si uniscono.
• La SINERESI è un fenomeno che riguarda la singola parola. Può accadere, in poesia, che due vocali che nella sillabazione grammaticale formano due distinte sillabe trattandosi di uno iato, vengano riunite invece in UNA SOLA SILLABA, come se fossero un dittongo.
Si prenda ancora un verso dantesco: Disse: Beatrice loda di Dio vera.
SI proceda con la sillabazione: Dis / se / Bea / tri / ce / lo / da / di / Dio / ve / ra
Come si può osservare, il verso risulta ancora una volta un endecasillabo, ma è da notare la diversa sillabazione delle parole Beatrice e Dio rispetto a quella abituale (Bea / tri / ce in luogo di Be / a / tri / ce; Dio in luogo di Di / o).
N.B. La sineresi non avviene alla fine del verso
• Si ha, infine, DIERESI quando all’interno della parola due vocali che formano dittongo e andrebbero dunque considerate un’unica sillaba, vengono invece separate in DUE sillabe differenti, come se fossero uno iato.
Si consideri nuovamente un verso dantesco: A te convien tenere altro vïaggio
Questa risulta la sua sillabazione: A / te / con / vien / te / ne / re al / tro / vï / ag / gio.
Il verso è ancora endecasillabo, ma per raggiungere tale obiettivo il poeta fiorentino ha trasformato il bisillabo vïag / gio nel trisillabo vï / ag / gio.
B. La dieresi è rappresentata graficamente mediante il segno diacritico dei due puntini sul grafema rappresentante il suono vocalico interessato.