Principio e fine
L'anima va via per luoghi dove ristoro trova.
Ho spento gli occhi accendendo le palpebre dell'universo.
T'ho incontrato mentre percorrevo il cosmico amore.
Intravidi la tua luce apparire lontano
e nel silenzio delle tenebre ho compreso il messaggio.
Il tempo della vita ha un tempo del tacere,
quel tempo in cui parlerà l'esistenza intera vissuta.
T'ho veduta amica mia,
immersa nella tua essenza,
finalmente libera d'essere quella che doveva essere.
Non potevo toccarti ma io percepivo tutto di te
nel tuo silenzio,
nel mio silenzio.
Era questo il tuo messaggio.
Era questo il tuo insegnamento.
Sapevo d'appartenere all'universale moto della genesi.
Sapevo finalmente qual era il mio termine e il suo luogo d'appartenenza.
Potevo finalmente non percepire il corpo come tale,
ma come espressione d'aggregazione di milioni di frammenti,
d'un mondo infinito.
Ero presente pur essendo passato.
Ero passato nel futuro.
Ero futuro in divenire.
Ero,
semplicemente ero.
T'avvertii sempre più lontana
nel moto inevitabile
d'un così vasto divenire,
ma la tua silente luce
era in me e io ero in essa.
Il messaggio inciso in noi era il medesimo,
in diverse combinazioni espresso,
eppure eguale.
Ognuno poteva sentire altro,
perché l'altro non era altro che ognuno.
Attesi nel limbo dell'infinito amore
per disperdere la mia essenza.
Attesi che il tempo
si potesse chiamare infinito
e per farlo lasciai che la consapevolezza
morisse nel pulsare singolo dell'archetipo primordiale.
Ero così principio e fine di me stesso
nella metempsicosi cosmica
del sapere.
“Son polvere in terra,
eppur quella che di me fu terrena circostanza
nell'universo,
si rivelò esser mai abbastanza”
L'anima va via per luoghi dove ristoro trova.
Ho spento gli occhi accendendo le palpebre dell'universo.
T'ho incontrato mentre percorrevo il cosmico amore.
Intravidi la tua luce apparire lontano
e nel silenzio delle tenebre ho compreso il messaggio.
Il tempo della vita ha un tempo del tacere,
quel tempo in cui parlerà l'esistenza intera vissuta.
T'ho veduta amica mia,
immersa nella tua essenza,
finalmente libera d'essere quella che doveva essere.
Non potevo toccarti ma io percepivo tutto di te
nel tuo silenzio,
nel mio silenzio.
Era questo il tuo messaggio.
Era questo il tuo insegnamento.
Sapevo d'appartenere all'universale moto della genesi.
Sapevo finalmente qual era il mio termine e il suo luogo d'appartenenza.
Potevo finalmente non percepire il corpo come tale,
ma come espressione d'aggregazione di milioni di frammenti,
d'un mondo infinito.
Ero presente pur essendo passato.
Ero passato nel futuro.
Ero futuro in divenire.
Ero,
semplicemente ero.
T'avvertii sempre più lontana
nel moto inevitabile
d'un così vasto divenire,
ma la tua silente luce
era in me e io ero in essa.
Il messaggio inciso in noi era il medesimo,
in diverse combinazioni espresso,
eppure eguale.
Ognuno poteva sentire altro,
perché l'altro non era altro che ognuno.
Attesi nel limbo dell'infinito amore
per disperdere la mia essenza.
Attesi che il tempo
si potesse chiamare infinito
e per farlo lasciai che la consapevolezza
morisse nel pulsare singolo dell'archetipo primordiale.
Ero così principio e fine di me stesso
nella metempsicosi cosmica
del sapere.
“Son polvere in terra,
eppur quella che di me fu terrena circostanza
nell'universo,
si rivelò esser mai abbastanza”