Incontro sull’autobus
Cosa avrà da guardarmi quella là? Non mi toglie gli occhi di dosso da quando è salita sull’autobus. Va beh che ho la minigonna, come tutte del resto, forse un po’ più corta, ma non si vedono neanche le mutande, almeno credo, se poi le ho messe; va beh, speriamo. Certo quando era giovane lei, guai a far vedere le caviglie! Meno male che sono nata nel ’93, se no come avrei fatto a mostrare queste belle gambe diritte! Guarda un po’ qua che gambe… e anche il culo, dai, ci guadagna con la minigonna stretta… Ma quella là, ha una faccia che non mi è nuova… non sarà che ci conosciamo e poi va a finire che la maleducata sono io che non l’ho salutata?
Continuo a guardarla e non mi so convincere che sia lei. Possibile? La Pina, l’amichetta preferita di mia figlia alle elementari? Quella con il faccino d’angelo così timidina e dolce? Quella che il giorno della Prima Comunione si era messa a piangere e sua mamma a dire che forse aveva la vocazione perché voleva sempre pregare… eppure le assomiglia straordinariamente, persino il grosso neo sulla guancia destra.
Ora mi ricordo a chi assomiglia quella là: alla mamma di Luciana, la mia compagna di banco delle elementari, quella che ci faceva sempre la cioccolata con i savoiardi. Era forte però, e che bella donna, altro che Luciana! E ora, se è lei, poi, guarda come si è ridotta: una vecchia con i capelli bianchi (ma perché non se li tinge?) e una faccia da mela renetta a fine inverno. La saluto o non la saluto, lei forse mi ha riconosciuta, ecco perché mi guarda con insistenza, però sembra che le faccio schifo, no schifo no, però pena, ancora peggio. Sua figlia poi come andrà in giro? Certo che se è diventata una stile comunione e liberazione, c’ha ragione anche lei di trovarmi un po’ sballata in confronto.
“Pina, sei tu?”
“Oh, sig.ra Catalano, non ero sicura che fosse lei, sono tanti anni che non ci vediamo”
Un nodo le strinse la gola ma è ridicolo commuoversi, ridicolo.
“E la Luciana?”
“Si è sposata con un canadese da due anni e vive in Canada, da un anno non la vedo”
“Oh mi dispiace, sì insomma sono contenta per Luciana, ma lei si sentirà sola”
“Eh, che cosa ci possiamo fare, è la vita! E tu che cosa fai?”
“Più o meno niente. Sono in attesa di lavoro”
“E la tua mamma?”
“Non c’è più”
“Oh! Scusa mi dispiace”.
Le fece una carezza.
Ora i groppi alla gola erano due e la conversazione ristagnava.
La figlia, la madre, la vecchiaia, lo sballo, il tempo che passava, il famoso giorno della Prima Comunione che ricordavano bene tutte e due.
E’ vero che la Pina si era messa a piangere appena fuori dalla Chiesa ma poi lei, la madre della Luciana, l’aveva abbracciata commossa mentre tutte le altre bambine ridevano e le madri aggiustavano con le mani i vestitini bianchi un po’ sciupati ed in quell’abbraccio c’erano tante cose: un’intesa di cuori sensibili, una sintonia della quale l’altra madre e l’altra figlia erano state un po’ gelose.
“Va beh, ecco devo scendere alla prossima. Mi ha fatto piacere incontrarla e scusi se non l’ho riconosciuta subito, forse la pettinatura”
”No, è la vecchiaia. Ciao Pina cara”
“Salve signora” e scese cercando con le mani di abbassare il più possibile la minigonna in direzione delle ginocchia.
Cosa avrà da guardarmi quella là? Non mi toglie gli occhi di dosso da quando è salita sull’autobus. Va beh che ho la minigonna, come tutte del resto, forse un po’ più corta, ma non si vedono neanche le mutande, almeno credo, se poi le ho messe; va beh, speriamo. Certo quando era giovane lei, guai a far vedere le caviglie! Meno male che sono nata nel ’93, se no come avrei fatto a mostrare queste belle gambe diritte! Guarda un po’ qua che gambe… e anche il culo, dai, ci guadagna con la minigonna stretta… Ma quella là, ha una faccia che non mi è nuova… non sarà che ci conosciamo e poi va a finire che la maleducata sono io che non l’ho salutata?
Continuo a guardarla e non mi so convincere che sia lei. Possibile? La Pina, l’amichetta preferita di mia figlia alle elementari? Quella con il faccino d’angelo così timidina e dolce? Quella che il giorno della Prima Comunione si era messa a piangere e sua mamma a dire che forse aveva la vocazione perché voleva sempre pregare… eppure le assomiglia straordinariamente, persino il grosso neo sulla guancia destra.
Ora mi ricordo a chi assomiglia quella là: alla mamma di Luciana, la mia compagna di banco delle elementari, quella che ci faceva sempre la cioccolata con i savoiardi. Era forte però, e che bella donna, altro che Luciana! E ora, se è lei, poi, guarda come si è ridotta: una vecchia con i capelli bianchi (ma perché non se li tinge?) e una faccia da mela renetta a fine inverno. La saluto o non la saluto, lei forse mi ha riconosciuta, ecco perché mi guarda con insistenza, però sembra che le faccio schifo, no schifo no, però pena, ancora peggio. Sua figlia poi come andrà in giro? Certo che se è diventata una stile comunione e liberazione, c’ha ragione anche lei di trovarmi un po’ sballata in confronto.
“Pina, sei tu?”
“Oh, sig.ra Catalano, non ero sicura che fosse lei, sono tanti anni che non ci vediamo”
Un nodo le strinse la gola ma è ridicolo commuoversi, ridicolo.
“E la Luciana?”
“Si è sposata con un canadese da due anni e vive in Canada, da un anno non la vedo”
“Oh mi dispiace, sì insomma sono contenta per Luciana, ma lei si sentirà sola”
“Eh, che cosa ci possiamo fare, è la vita! E tu che cosa fai?”
“Più o meno niente. Sono in attesa di lavoro”
“E la tua mamma?”
“Non c’è più”
“Oh! Scusa mi dispiace”.
Le fece una carezza.
Ora i groppi alla gola erano due e la conversazione ristagnava.
La figlia, la madre, la vecchiaia, lo sballo, il tempo che passava, il famoso giorno della Prima Comunione che ricordavano bene tutte e due.
E’ vero che la Pina si era messa a piangere appena fuori dalla Chiesa ma poi lei, la madre della Luciana, l’aveva abbracciata commossa mentre tutte le altre bambine ridevano e le madri aggiustavano con le mani i vestitini bianchi un po’ sciupati ed in quell’abbraccio c’erano tante cose: un’intesa di cuori sensibili, una sintonia della quale l’altra madre e l’altra figlia erano state un po’ gelose.
“Va beh, ecco devo scendere alla prossima. Mi ha fatto piacere incontrarla e scusi se non l’ho riconosciuta subito, forse la pettinatura”
”No, è la vecchiaia. Ciao Pina cara”
“Salve signora” e scese cercando con le mani di abbassare il più possibile la minigonna in direzione delle ginocchia.