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UN AMORE INSOLITO

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1UN AMORE INSOLITO Empty UN AMORE INSOLITO Gio Giu 17, 2021 7:09 pm

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

Un amore insolito

Era una fatina rimasta giovane anche se abitava la Terra da tanti e tanti secoli.
Era bella, buona, allegra. Le piaceva danzare tra i fiori e arrampicarsi sugli alberi come se fosse una monellina. Raccoglieva le lucciole, le coccinelle, i grilli, e le farfalle. Cavalcava le lucertole come se fossero i suoi cavallini. Faceva le boccacce ai ragni, ma solo così per scherzare, perché lei era amica di tutti e tutti l’amavano.
Non si era mai innamorata, anche se parecchi gnomi le avevano fatta la corte. Diceva di amare la sua libertà di eterna ragazzina.
Poi, dal mondo degli umani, arrivavano voci poco incoraggianti circa la felicità di coppia. Se ne raccontavano di tutti i colori. Pare che, lì, innamorarsi fosse bello, esaltante, romantico: uomini e donne si scambiavano promesse di amore eterno, guardandosi negli occhi, baciandosi e … altro ancora.
Ma poi… Oh! Poi! Quante lacrime sulle guance di donne tradite o abbandonate! I fremiti e i sospiri venivano sostituiti da urla di rabbia o di dolore. Quanto agli uomini, erano capaci di trasformarsi, di punto in bianco, in orchi armati di coltello.
Ma, a proposito di orchi, ce n’era uno che alla fatina piaceva alquanto. Non che non le facesse una certa paura, con quegli occhiacci da cattivone e il coltello infilato nella cintura, e quei piedi grandi come zattere.
Però.
Quando lo vedeva, ( certo da lontano, quale fatina si sarebbe potuta arrischiare ad avvicinarsi a uno di quei tipi?)
Quando lo vedeva, dicevo, sentiva il suo cuoricino battere più veloce e non si trattava solo di paura ma di un certo “non so che” mai provato prima: uno struggimento, un’emozione, un desiderio di avvicinarsi, di farsi notare, di sbattergli le ali sul volto o di fargli il solletico con la bacchetta magica.
Lo sognava spesso, mentre dormiva sdraiata sull’erba, così come le piaceva stare, in compagnia delle lucciole, sue grandi amiche. E, nel sogno, lui la baciava e, mentre la baciava, diventava un principe azzurro come si dice nel mondo degli umani e cioè bellissimo.
Si era confidata con le amiche che, alquanto stupite e anche preoccupate, le avevano detto: “ciascuno ha i propri gusti, ma certo proprio da te, che avresti potuto sposare il re degli gnomi, non ce la saremmo aspettata... e poi, sii prudente e, se sei in pericolo, usa la bacchetta per chiamare aiuto”
“Non preoccupatevi per me; mi so difendere da sola. Se mi facesse del male, gli darei uno smataflone da farlo precipitare in terra, affidandolo alle formiche che riempirebbero la dispensa per una cinquantina d’anni”
***
L’orco Filippo stava facendo la siesta, dopo un lauto pasto a base di vertebrati e invertebrati.
Sdraiato sull’erba sotto un ontano, si stuzzicava i denti marci con un bastone. E intanto pensava, guardando il cielo.
Ho detto “pensava” sì: gli orchi non sono poi così stupidi, anche loro hanno una forma, un po’ primitiva, di pensiero. Poi si sa che il cielo ispira e anche l’ora della siesta è favorevole alle domande esistenziali.
Lui si stava domandando: “Cosa sto a fare qui? Tutti mi sfuggono, nessuno mi ama. Sono brutto, d’accordo, ma non poi così cattivo come si dice qui nel bosco di me. Mangio solo insetti, qualche rettile, qualche batrace, eccezionalmente un coniglio o un paio di galline che si avventurano nel bosco. Su di me buttano fango gli umani e si inventano che mangio i bambini e così mi hanno creato questa brutta fama.
Che poi i bambini neppure mi piacciono (da mangiare voglio dire), sono troppo teneri, mi si scioglierebbero in bocca, mentre a me piace masticare. E poi sono così carini! Ah! Se potessi averne uno! Me lo terrei nel taschino della giacca, mi farebbe compagnia e finalmente avrei un amico a cui parlare. Gli racconterei tutte le storielline del bosco, delle fate, degli gnomi, degli elfi, e lui riderebbe e forse mi chiamerebbe papà”
A questo punto, scesero dai suoi occhi due ruscelli di lacrime che inondarono un formicaio, spargendo il panico tra le formiche.
La scena era così insolita che si commosse perfino un usignolo che intonò una canzone triste. E, nel bosco, ci fu un pianto generale che rese tutti gli esseri stranamente amici, come spesso accade in certi tipi di emozioni.

***
Mentre tutti gli abitanti del bosco stavano piangendo, ciascuno a proprio modo, arrivò la fatina innamorata, vestita del suo più bell’abito, copiato dalle coccinelle.
L’orco Filippo si accorse di lei, investito dal profumo che emanava, e si alzò in piedi, un poco vergognoso a causa di quelle lacrime da sensibilone che proprio non si addicevano alla categoria cui lui apparteneva.
“Cosa fai qui?” Le chiese con il suo fare brusco da pseudo cattivone.
“Se vuoi, me ne vado subito.”
“Chi ti ha detto di andare via?”
“Me lo hai fatto capire.”
“Invece non hai capito proprio niente.”
“Vuoi allora che io rimanga a parlare un poco con te?”
“Avvicinati. Fatti vedere. Urca sei bella!”
“Non sei male neppure tu.”
“Dici davvero?”
“Non sei una bellezza, ma hai un tuo fascino. E poi, ti ho visto piangere e ciò vuole dire che hai un cuore e che quindi ti potresti perfino innamorare.”
“Ah! Non se ne parla! Le orchesse mi spaventano, e poi chi vuoi che mi ami? Io faccio solamente orrore. Figurati che nel villaggio degli uomini, qui, appena fuori da bosco, tutti mi usano per spaventare i bambini, quando non vogliono ubbidire ai genitori. Dicono: guarda che chiamo l’orco, che poi ti mangia. Con tanti uomini cattivi che ci sono lì, proprio a me vanno a pensare!”
“Hai ragione povero ragazzone! Il fatto è che gli uomini si danno tante arie ma sono molto stupidi, si credono i padroni del mondo e non fanno che litigare tra di loro, e poi hanno quegli strani uccelli che volano in alto, in alto, facendo un grande fracasso. Ah! Io sono contenta di vivere qui nel bosco, dove l’aria è profumata e c’è tanto silenzio”.
“Si ma intanto io sono così solo!”
“Non ci sono solamente le orchesse in questo bosco. Guardati in giro, cosa vedi?”
“Vedo gli alberi…gli uccellini…”
“ Niente altro? Guarda bene”
“Vedo…una fatina che…”
“Che?”
“Che mi sta guardando come se …”
“Come se fosse innamorata di te?
”Non dire sciocchezze! Ti pare possibile?”
“Che scioccone sei! Non l’avevi ancora capito?”
A questo punto, lui allargò la manona e ne fece un trono per la sua principessina e poi le scoccò un bacio che la fece volare, tre metri più su.
L’usignolo ricominciò a cantare e tutto il bosco partecipò, ciascuno a modo proprio, a quel canto di gioia.

A Genoveffa Frau piace questo messaggio.

2UN AMORE INSOLITO Empty Re: UN AMORE INSOLITO Ven Giu 18, 2021 9:20 am

Genoveffa Frau

Genoveffa Frau
Master of Horse
Master of Horse

Anche gli orchi hanno un cuore,
alcuni individui sono più orchi degli orchi delle favole,
una bella storia!

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