IL SUICIDIO
DI ANGELICA LOREDANA ANTON
Erano le 5 del mattino. La sveglia suonò. Spostai di colpo la coperta e nervosa spensi la suoneria.
-Porca Puttana, spegniti! Oh Dio, Dio!
Sbuffai fortemente e controvoglia mi alzai da quel maledetto letto. Il pensiero era troppo forte, ancora mi frullava nella testa.
-Maledetta, dissi dentro di me e strinsi i denti.
Andai nella cucina, ma non avevo voglia di nulla, ero impotente nel fare ogni minima cosa. Le lacrime bagnarono il mio viso. Non ci potevo fare nulla, ormai ero persa e nessuno poteva cambiare qualcosa. Si, si , ancora una volta , volevo sentire quelle lacrime salate fino alle labbra e poi le inghiottii tra amarezza e dolore. Ricordo che ritornai nella stanza da letto e cominciai a tirar fuori dall'armadio tutti i vestiti , ma non ero capace di scegliere. Alla fine, dopo che lanciai tutti i vestiti per la stanza, detti un'ultima occhiata e trovai un paio di jeans neri strappati e fottuti. Li presi con rabbia e li indossai. "Ok, ma sopra cosa mi metto?"chiesi dentro di me. Non mi piaceva nulla. Cominciai a cercare tra i vestiti che avevo buttato a terra, infine, continuai a chiedermi: credo che quella maglia nera e un po' rotta può andare bene per questa giornata così brutta, ma brutta e noiosa.
Era tutto morto intorno a me. Questo sentimento era così forte ma talmente forte che mi parve di sentire il profumo della Morte. Era lei la maledetta? O era Brigitte? Avevo la mente confusa. Non riuscivo a ragionare più. La lotta con lei non era servita a niente. Eppure, avevo la pistola in mano. Lo potevo fare. Invece, le dita mi tremavano, il dolore mi torturava l'anima e la testa, e poi come una cretina lasciai la pistola e piangendo a singhiozzi, riuscii solamente a dire una parola.
-Perchèèè? dissi , urlandogli contro.
Misi le mani nei capelli e urlai con tutta l' anima, dopodiché mi girai come una vigliacca e me ne andai, con l'ultimo suo ricordo: il sorriso malvagio.
Ora che importa, lei è lì, io sono ancora qui ma non ho più la forza di respirare. Ha vinto lei.
Presi di scatto le chiavi della macchina, chiusi la porta dietro di me e quasi galoppai per quelle maledette scale infinite.
Accesi la macchina e spinsi forte sull'acceleratore.
-Cazzo, cazzooo...sono un'anima in pena.
Il dolore mi sovrastava di nuovo e gli occhi si appannarono di lacrime. Mi dovevo fermare assolutamente. Uscii dalla macchina e presi a calci la macchina.
-Fuck , fuck fuck you...Aaa, maledettaaaaa.
Una machina si fermò. Ricordo che era un giovane ragazzo, mi guardò spaventato e sconvolto dal mio urlo disperato.
-Signorina, tutto ok?
-Vaffanculooo, vatteneeeee, dissi io piangendo.
-Ok, ok, tranquilla! Oh , my Gosh! Questa deve essere una pazza.
Rimassi bloccata , guardando la sua macchina sparire dietro la curva. Era andata pure questa. Non c'era nessun' anima viva. La strada era isolata..Ed io pure. Pulii il viso con la manica della mia maglia e salii in macchina , poi accesi il motore.
Tutto intorno a me, era dominato dal silenzio. Dopo 5 minuti arrivai al Ponte centrale di Londra. Un ragazzo di 30 anni mi osservò , e mi regalò una Rosa rossa. Era l'unico regalo ricevuto nella mia vita. Le lacrime mi bagnavano di continuo. Mi guardavano tutti. Io, semplicemente, mi avvicinai affrettata al parapetto del Ponte, e piano piano mi chinai. Il vento mi accarezzava il volto, sentivo voci dall'alto mentre mi avvicinavo verso il basso. L'ultimo urlo fù di quel ragazzo.
- Noooooo.
Tutti si avvicinarono al parapetto sconvolti, ma io finalmente scappai via da tutti e tutto, specialmente dalla mia vita maledetta.
DI ANGELICA LOREDANA ANTON
Erano le 5 del mattino. La sveglia suonò. Spostai di colpo la coperta e nervosa spensi la suoneria.
-Porca Puttana, spegniti! Oh Dio, Dio!
Sbuffai fortemente e controvoglia mi alzai da quel maledetto letto. Il pensiero era troppo forte, ancora mi frullava nella testa.
-Maledetta, dissi dentro di me e strinsi i denti.
Andai nella cucina, ma non avevo voglia di nulla, ero impotente nel fare ogni minima cosa. Le lacrime bagnarono il mio viso. Non ci potevo fare nulla, ormai ero persa e nessuno poteva cambiare qualcosa. Si, si , ancora una volta , volevo sentire quelle lacrime salate fino alle labbra e poi le inghiottii tra amarezza e dolore. Ricordo che ritornai nella stanza da letto e cominciai a tirar fuori dall'armadio tutti i vestiti , ma non ero capace di scegliere. Alla fine, dopo che lanciai tutti i vestiti per la stanza, detti un'ultima occhiata e trovai un paio di jeans neri strappati e fottuti. Li presi con rabbia e li indossai. "Ok, ma sopra cosa mi metto?"chiesi dentro di me. Non mi piaceva nulla. Cominciai a cercare tra i vestiti che avevo buttato a terra, infine, continuai a chiedermi: credo che quella maglia nera e un po' rotta può andare bene per questa giornata così brutta, ma brutta e noiosa.
Era tutto morto intorno a me. Questo sentimento era così forte ma talmente forte che mi parve di sentire il profumo della Morte. Era lei la maledetta? O era Brigitte? Avevo la mente confusa. Non riuscivo a ragionare più. La lotta con lei non era servita a niente. Eppure, avevo la pistola in mano. Lo potevo fare. Invece, le dita mi tremavano, il dolore mi torturava l'anima e la testa, e poi come una cretina lasciai la pistola e piangendo a singhiozzi, riuscii solamente a dire una parola.
-Perchèèè? dissi , urlandogli contro.
Misi le mani nei capelli e urlai con tutta l' anima, dopodiché mi girai come una vigliacca e me ne andai, con l'ultimo suo ricordo: il sorriso malvagio.
Ora che importa, lei è lì, io sono ancora qui ma non ho più la forza di respirare. Ha vinto lei.
Presi di scatto le chiavi della macchina, chiusi la porta dietro di me e quasi galoppai per quelle maledette scale infinite.
Accesi la macchina e spinsi forte sull'acceleratore.
-Cazzo, cazzooo...sono un'anima in pena.
Il dolore mi sovrastava di nuovo e gli occhi si appannarono di lacrime. Mi dovevo fermare assolutamente. Uscii dalla macchina e presi a calci la macchina.
-Fuck , fuck fuck you...Aaa, maledettaaaaa.
Una machina si fermò. Ricordo che era un giovane ragazzo, mi guardò spaventato e sconvolto dal mio urlo disperato.
-Signorina, tutto ok?
-Vaffanculooo, vatteneeeee, dissi io piangendo.
-Ok, ok, tranquilla! Oh , my Gosh! Questa deve essere una pazza.
Rimassi bloccata , guardando la sua macchina sparire dietro la curva. Era andata pure questa. Non c'era nessun' anima viva. La strada era isolata..Ed io pure. Pulii il viso con la manica della mia maglia e salii in macchina , poi accesi il motore.
Tutto intorno a me, era dominato dal silenzio. Dopo 5 minuti arrivai al Ponte centrale di Londra. Un ragazzo di 30 anni mi osservò , e mi regalò una Rosa rossa. Era l'unico regalo ricevuto nella mia vita. Le lacrime mi bagnavano di continuo. Mi guardavano tutti. Io, semplicemente, mi avvicinai affrettata al parapetto del Ponte, e piano piano mi chinai. Il vento mi accarezzava il volto, sentivo voci dall'alto mentre mi avvicinavo verso il basso. L'ultimo urlo fù di quel ragazzo.
- Noooooo.
Tutti si avvicinarono al parapetto sconvolti, ma io finalmente scappai via da tutti e tutto, specialmente dalla mia vita maledetta.