The Jar of Poetry


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Atmosfere e situazioni stranamente incredibili ma vere

2 partecipanti

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Genoveffa Frau

Genoveffa Frau
Master of Horse
Master of Horse


Era tempo di migrazioni
un volo d'uccelli affamati piombava in massa a mendicare avanzi di briciole perdute da un mendicante che sostava innanzi alla ninfea che sorrideva accanto ai cespugli di more acerbe.
Il Natale s' avvicinava, tanti emarginati pregavano un crocifisso virtuale che serbavano nel cuore.
Ecco il miracolo, scarpette rosse appese a un albero spiccavano come lucide palline verniciate. Coloravano con quel rosso scarlatto pomeriggi d'un gelido tempo da fantasmi.
Una ragazza tremante per il freddo iniziò a scaldarsi recitando una filastrocca improvvisata sognando di possedere un castello. Creò la sua favola, come quelle che vide tanto tempo prima al cinema. Ogni anno a novembre nel quarto giorno del mese ricordava la morte della sua amica Frida sepolta nel villaggio dei ceramisti e la tristezza le incorniciava l'emaciato volto.
Nonostante la povertà voleva scoprire il segreto della felicità.
“Componiti”, non mostrare stranezze”
Urlò uno strano tipo, un accattone come lei che raccontava d'esser stato in Giappone,
”Stai in silenzio, voglio sentire Tamara, mi ha portato delle caldarroste e in cambio le ho promesso di ascoltare le fandonie della sua pubertà, se mai ne ha avuta una”.
Alda un'altra povera bistrattata dal manicomio, passeggiava dalla mattina alla sera con la speranza d'incontrare un ciabattino che le risuolasse le scarpe ormai ridotte a brandelli, gli alluci spuntavano violacei e gonfi dai numerosi geloni, aveva smesso di fare il ciabattino per fare il poeta.
Un poetastro da strapazzo che correva come se avesse il diavolo alle calcagna, fuggiva da visioni ancestrali di Tuareg ingrifati dopo aver posato lo sguardo su un ritratto erotico di donna che
posava con degli usignoli, li teneva in entrambe le mani, adagiata su lenzuola di bisso attirando sguardi accattivanti e ludici.
Tutta fantasia, era solo un relitto di donna che aveva lavorato nel settore della ristorazione, avendo abusato del ristoratore, la moglie la licenziò senza preavviso e si ritrovò a fare l'accattona. Se fosse morta di freddo non le avrebbero di certo riservato un funerale di stato. La notte avanzava, l'alba era ancora lontana, sarebbe giunta come rugiada in un mattino primaverile d'agosto o come un judoka genuflesso che pregava per scacciare il timore di Dio, avendo detto troppe fandonie e avendo compiuto troppi atti impuri con settantenni sexi, con la scusa di fare assieme poesie.
Qua erano tutti poeti, chiunque appartenesse alla categoria dei più poveri era poeta di vita.
Si misero insieme a comporre una litania con una musicalità celestiale e le note iniziavano con un re e tutti battevano le mani come dei selvaggi e piangevano ricordando come erano e cosa erano diventati per colpa di chi non riuscivano a ricordarlo, era sempre colpa di qualcuno la causa della loro miseria. Un povero calciatore fallito che aveva fatto tanti falli reali e virtuali, figlio della padrona delle bambole, aveva sporcato con della vernice nera tutte le bambole in vetrina e le aveva esposte come fossero oracoli con accanto i palloni bucati e le bandiere svendute da tenere come trofei tra le case diroccate nei viali dei quartieri molto affamati. Se le persone che hanno un tetto sapessero cosa significano le perifrasi tra le righe d'un vento di ponente, si rifugerebbero immediatamente in convento cercando di allontanare il diavolo che si insinua in ogni dove. Il tempo era quasi giunto e nelle gelide ore dell'attesa intonarono una ballata intitolata a uno scultore famoso
scomparso da antica data, loro compagno di merende raccattate dai bidoni della spazzatura in città, eppure le loro mamme avevano insegnato loro che non si raccolgono i rifiuti altrui, sono impregnati di microbi e batteri pericolosi, lo predicava bene anche il loro amico Kalos, proveniente dall'antica Grecia ma preso dai morsi della fame scordò le sue stesse raccomandazioni è perì fulminato da un'epatite. Era tempo di rimagliarsi le toppe di lana ormai logorate , qualche passante incuriosito si fermava stupito e domandava chi fossero tutte quelle strane persone malmesse e sporche, dal colorito violaceo che danzava in cerchio cantando una strana filastrocca della strega dedicata a un presunto amore goliardico d'un arbitro di pallacanestro che morì in Croazia a causa di una dieta sbagliata, poveraccio attraversare l'universo per fare quella brutta fine. D'improvviso come colti da un'amnesia di massa, tutti tacquero e tenendo lo sguardo perso rimasero bloccati, marmorizzati dal gelo che inesorabile era calato intorno avvolgendoli per l'eternità.

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

Triste mondo....

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Genoveffa Frau

Genoveffa Frau
Master of Horse
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Tristissimo, desolante, grazie Lycia!

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