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Una ragazza timida

3 partecipanti

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1Una ragazza timida Empty Una ragazza timida Ven Ott 08, 2021 12:01 pm

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

UNA RAGAZZA TIMIDA.

La nuova impiegata era molto timida e impacciata. Aveva una faccetta tonda e rosea da campagnola, una pelle di grana fine, un seno abbondante e un paio di belle gambe. Veniva dall’interland e aveva modi un po’ antiquati. Era evidente che frequentava la Chiesa perché sorrideva molto e non aveva il linguaggio sboccato dei suoi coetanei. Arrossiva spesso, praticamente ogni volta che qualcuno le rivolgeva la parola.
I giovanotti dell’ufficio, da principio, si erano divertiti un mondo a metterla in imbarazzo con allusioni salaci. Le ragazze l’avevano difesa per partito preso ma, nei loro sentimenti, prevaleva il disprezzo sulla pietà. Però lei non si offendeva mai. Arrossiva e sorrideva e, pur manifestando un notevole disagio, il suo atteggiamento era amichevole.
Dopo qualche giorno di punzecchiamenti, il divertimento dei giovanotti finì e non si occuparono più di lei se non per motivi di lavoro.
Finalmente liberata e rilassata, lei cominciò a delimitare i confini del proprio territorio psichico nel quale muoversi e dal quale sporgere cautamente la testa, a mo’ di periscopio, per studiare l’ambiente esterno.
Sentendosi piacevolmente ignorata, senza la necessità di difendersi dagli attacchi altrui dietro la corazza del suo dolce sorriso disarmante, cominciò ad appropriarsi di quanto la circondava.
Era il suo, un ufficio vasto, al decimo piano di un grattacielo. Aveva ampie finestre dai vetri smerigliati e tanti tavoli dalla linea moderna ed essenziale in acciaio cromato, uno per ogni impiegato: otto in tutto compresa lei, quattro uomini e quattro donne. Tutto intorno alle pareti c’erano scaffali alti fino al soffitto. Ogni tavolo aveva, nota frivola, una piantina verde appoggiata su di un sottopiatto bianco. I suoi colleghi maschi erano giovani e non particolarmente attraenti ma lei ne ammirava la sicurezza e la disinvoltura. Le tre ragazze, invece, erano molto belle e, guardandole, lei provava un stringimento di cuore paragonandosi a loro. Aveva anche la percezione del loro, non troppo velato, disprezzo e avrebbe voluto fare qualche cosa per guadagnare punti nella loro stima: per esempio far sapere che suonava il pianoforte, che cantava nel coro della chiesa e che si era diplomata con il massimo dei voti. Ma una specie di orgoglio da povera la tratteneva dal fare sfoggio delle proprie cartucce. In fondo, malgrado l’aspetto modesto e quasi umile, aveva il senso del proprio valore e ciò le permetteva perfino di fare a meno dell’approvazione degli altri. E poi, da brava cattolica, si teneva in guardia dai pericoli di certa “modernità”. Tutta quella sfrontatezza nel modo di porsi, pur avendo un certo fascino su di lei, la spaventava. Preferiva tenersi in disparte con la speranza di non venire coinvolta nei programmi che i colleghi facevano per allegre serate . Già le era di peso scendere al primo piano a prendere il caffè in turno di quattro persone perché allora era inevitabile parlare e bisognava sentirsi scottare le guance e rispondere alle domande camminando tra le belle ragazze in minigonna così che risaltava maggiormente la sua goffagine. Quanto al pasto delle tredici, lei aveva scelto di consumare tutta sola in ufficio il suo panino casalingo mentre gli altri scendevano al self service tutti insieme.
Era l’ora più bella: l’ufficio vuoto le pareva diventare amico. Spalancava le finestre e guardava il cielo, sbocconcellando il panino. A volte, le veniva perfino voglia di canterellare.
All’inizio i colleghi avevano insistito perché scendesse con loro, ma lei non aveva ceduto, accampando la scusante della linea da salvaguardare.
“ Peggio per te” era stato l’ultimo commento.
“ Eh già !” aveva risposto lei.
Un giorno ,che stava appoggiata al davanzale della finestra, entrò silenzioso il capo ufficio.
Era un uomo, di circa cinquanta anni, grasso e affabile, scapolo incallito. Lei lo conosceva appena perché .pur avendo una stanza tutta per sé sullo stesso piano, comunicava solo mediante telefono con gli impiegati o inviava la segretaria con le pratiche.
Parve stupito di trovarla lì a quell’ora, tutta sola. Lei, voltandosi, lo vide e arrossì restando senza parola
“ Come mai non è a pranzo con gli altri?” s’informò lui
“Beh ecco, io mangio poco”. Intanto si spazzolava le briciole dalla maglietta gonfiata dal bel seno prosperoso. Vista così , con quel rossore virginale, ormai raro, il bel seno, l’atteggiamento da scolara presa in fallo, parve al vecchio scapolo molto graziosa e stuzzicante: una donna d’altri tempi, priva di artigli, morbida e pulita. Si sentì rimescolare in petto un sentimento mezzo paterno e mezzo da quel satiraccio che era. Generalmente, non era abituato ad esaminare i propri sentimenti né a porsi freni morali. Appena una donna gli faceva risuonare certe corde andava per le spicce. Era già tanto se riusciva a porre una cena tra il desiderio e la sua realizzazione. Ecco perché non si era sposato: aveva i suoi principi e non avrebbe mai voluto trovarsi una moglie cornuta.
Ora era perplesso: questa ragazza così timida e dolce aveva fatto vibrare quelle tali corde ma era evidente che non sarebbe stato il caso di procedere con il consueto metodo usa e getta. E poi, per la verità, le corde stavano vibrando in un modo tutto particolare. Non gli veniva da pensare a un letto ma ad una carezza leggera sulla guancia accaldata. Nell’incertezza, la fissava come uno stupido ( e così si sentiva) senza risolversi a battere i tacchi e ad andarsene né a prendere qualche altra iniziativa più produttiva.
La ragazza, intendiamoci, stava combinata peggio di lui perché di potersene andare, come avrebbe desiderato, non se ne parlava proprio. Era incollata con i piedi in terra e il dorso contro la finestra e non sapeva che dire e dove guardare. Non le era sfuggito il lampo di ammirazione dietro gli occhiali del capoufficio e temeva possibili sviluppi.
In quella posizione li trovò la prima impiegata che entrò ridendo, inseguita dai colleghi con i quali aveva fatto una gara di velocità.
Il capo ufficio, turbato come uno sorpreso a commettere chissà che, si affrettò a richiedere notizie di una certa pratica per la quale era entrato lì. I suoi dipendenti si fecero in quattro per accontentarlo ma intanto si guardavano tra loro di sottecchi, ansiosi che se ne andasse per potere commentare l’accaduto piccante.
Quando se ne fu uscito scoppiarono a ridere e uno disse:
“ Ah ma hai fatto grosse conquiste! Ma brava! Se ci sai fare, potrai salire i gradini della carriera molto presto”.
La ragazza sentì che le lacrime si affollavano negli occhi scuri e cominciavano a scendere lungo le guance.
“ E dai scemetta, non te la prendere” disse una delle ragazze, “ scherziamo no? Lui ci prova sempre con le nuove arrivate”.
“ Ma ti sembra il caso di piangere?” disse un’altra amichevolmente, “ vuol dire solo che sei carina, poi se lui ti piace almeno un po’ ci fai qualche cosa, altrimenti gli dici che è vecchio per te. Tanto non è uno che si vendica, è un buono!”
“Ma lui non ha fatto niente, non ha detto niente!” riuscì finalmente a balbettare la ragazza. “ Che vi immaginate?”
“ Ma allora perché eri così rossa?”
“ Perché mi guardava fisso e non parlava”.
Come si sentiva stupida e infelice, degna di disapprovazione! Una bambina inesperta!
“ Io qui” pensò “ non ci ritorno più, chissà quanto rideranno di me!”
Ma quando iniziò il lavoro pomeridiano riuscì a non pensarci più e l’indomani prese posto alla sua scrivania, sorridendo come sempre con la sua aria dolce.

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2Una ragazza timida Empty Re: Una ragazza timida Ven Ott 08, 2021 9:59 pm

Giancarlo Gravili

Giancarlo Gravili
Admin Master & Commander
Admin Master & Commander

Un racconto che disegna i tratti della giovinezza e lo fa con un segno leggero eppure capace di rendere alla perfezione l'immagine della scena e dei protagonisti. Ogni singolo particolare che aiuta a vedere la ragazza viene descritto e il lettore comprende ed entra nello spirito della ragazza stessa che ora è divenuta un elemento familiare e dolce.
Dietro i personaggi ci sono uomini e Licia sa far venire fuori gli angoli nascosti delle personalità che all'apparenza sembrano dimostrare una cosa ma poi il vero nascosto emerge man mano che si legge il racconto. Umano il capoufficio nonostante la sua fama e poi vince su tutto la "normalità" della vita.

A Licia piace questo messaggio.

https://thejarofpoetry.forumattivo.com

3Una ragazza timida Empty Re: Una ragazza timida Sab Ott 09, 2021 11:40 am

Genoveffa Frau

Genoveffa Frau
Master of Horse
Master of Horse

Una storia molto bella, la giovane e timida ragazza ricca di tante virtù, magari il capo ufficio si innamora di tanta semplice bellezza, gli artifizi sono sempre dei sotterfugi e ingannano se stessi ma non chi osserva con attenzione, la cattiveria e l'invidia sta sempre dietro l'angolo ad osservare.
Bravissima Lycia!

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