Tengo a precisare che non è una storia inventata ma reale, vissuta in prima persona.
In quegli anni non tutti andavano dal dentista perché era oneroso, ci si rivolgeva al medico condotto.
Mi convinsero ad andare da lui, dopo avermi vista piangere disperata per diversi giorni, quel maledetto dolore non ne voleva sapere di smettere di martellare fino al cervello, nonostante gli analgesici.
Per incoraggiarmi i familiari mi dissero che non avrei sentito dolore, solo un pochino, cosi andai nonostante la paura.
Il medico disse che non si poteva curare,il molare era da estrarre. Mi aggrappai alla sedia tremando, terrorizzata.
Non mi disse che ne avrebbe tolti quattro e senza anestesia.
Il primo fu terribile, poi frugò la mia bocca diverse volte, sentii ancora dolore, non capii più niente.
Il medico trionfante mi mostrò i molari, posati su un piattino, non riuscii a parlare, intontita, con la bocca piena di garza per arrestare l'emorragia.
Mi disse che non dovevo preoccuparmi, appena cicatrizzata la ferita,sarei dovuta tornare per l'impronta, avrebbe fatto preparare dal tecnico una piccola protesi con due molari belli grandi, da agganciare al dente dell'arcata inferiore.
Piangendo risposi con un cenno della testa in segno affermativo.
Dopo mesi tornai e ancora orrore, indescrivibile, non riuscii mai a utilizzare quei mostri.
Un gengivone con due molari grandissimi, mi causarono un fastidioso disgusto.
Rimase nascosto in un angolo del mobile in bagno fino a che decisi di gettarlo via.
In seguito le mie sedute dai dentisti furono sempre un incubo.
Ecco, solo per spiegarvi la mia resistenza al dolore, inaspettato e traumatico per una ragazza ingenua, non per suscitare orrore, anche se, a pensarci bene, è stato terribilmente horror.
In seguito scoprii che il medico era in combutta col tecnico, togliere e rimettere, un business.
Finalmente dopo anni la rinascita, ho rimesso a posto la mia dentizione a Zagabria, e vi assicuro, non ho sofferto neppure quando mi hanno pareggiato l'osso. (si era formata una voragine a seguito di quelle estrazioni).
Ancora mi chiedo come ho potuto resistere.
In quegli anni non tutti andavano dal dentista perché era oneroso, ci si rivolgeva al medico condotto.
Mi convinsero ad andare da lui, dopo avermi vista piangere disperata per diversi giorni, quel maledetto dolore non ne voleva sapere di smettere di martellare fino al cervello, nonostante gli analgesici.
Per incoraggiarmi i familiari mi dissero che non avrei sentito dolore, solo un pochino, cosi andai nonostante la paura.
Il medico disse che non si poteva curare,il molare era da estrarre. Mi aggrappai alla sedia tremando, terrorizzata.
Non mi disse che ne avrebbe tolti quattro e senza anestesia.
Il primo fu terribile, poi frugò la mia bocca diverse volte, sentii ancora dolore, non capii più niente.
Il medico trionfante mi mostrò i molari, posati su un piattino, non riuscii a parlare, intontita, con la bocca piena di garza per arrestare l'emorragia.
Mi disse che non dovevo preoccuparmi, appena cicatrizzata la ferita,sarei dovuta tornare per l'impronta, avrebbe fatto preparare dal tecnico una piccola protesi con due molari belli grandi, da agganciare al dente dell'arcata inferiore.
Piangendo risposi con un cenno della testa in segno affermativo.
Dopo mesi tornai e ancora orrore, indescrivibile, non riuscii mai a utilizzare quei mostri.
Un gengivone con due molari grandissimi, mi causarono un fastidioso disgusto.
Rimase nascosto in un angolo del mobile in bagno fino a che decisi di gettarlo via.
In seguito le mie sedute dai dentisti furono sempre un incubo.
Ecco, solo per spiegarvi la mia resistenza al dolore, inaspettato e traumatico per una ragazza ingenua, non per suscitare orrore, anche se, a pensarci bene, è stato terribilmente horror.
In seguito scoprii che il medico era in combutta col tecnico, togliere e rimettere, un business.
Finalmente dopo anni la rinascita, ho rimesso a posto la mia dentizione a Zagabria, e vi assicuro, non ho sofferto neppure quando mi hanno pareggiato l'osso. (si era formata una voragine a seguito di quelle estrazioni).
Ancora mi chiedo come ho potuto resistere.