Il fratellino
C’era una volta un uomo, gran signore, gran parlatore, gran pittore e scultore e scrittore e poeta e intellettuale di spicco con una piccola corte di ammiratori.
Amava dare feste nella sua casa ricca di arredi di lusso. Offriva serate di musica con lettura delle sue poesie. Soprattutto le donne si incantavano a guardarlo e ad ascoltarlo.
Lui, a modo suo, le amava tutte ,belle o meno belle, e ne godeva l’ammirazione.
Ma in quella casa c’era un piccolo segreto, chiuso in una stanzetta. Si trattava di un fratellino cui era vietato di partecipare alle feste e che se ne stava, un poco triste, su di una poltroncina azzurra, a osservare, dalla finestra, il volo degli uccelli.
Di lui il fratello maggiore si vergognava molto a causa del suo sentimentalismo e di quella tendenza a piangere su se stesso e su tutti i dolori del mondo.
Tutti coloro che frequentavano la casa neppure sapevano dell’esistenza del fratellino, tranne una donna che ne aveva “percepita” la presenza e, pur non avendolo mai visto, “sentiva” di amarlo. E anche il povero fratellino si struggeva per l’impossibilità di raggiungerla. Mai e poi mai il fratello maggiore gli avrebbe permesso di introdursi tra i suoi amici!
Intanto, il gran signore si era accorto di quella donna che pareva assentarsi dal resto della compagnia per guardare la porta del salone chiusa, e sospettava che lei si fosse accorta che, alla fine del corridoio, ci fosse qualche cosa di segreto.
Una specie di istinto suonò in lui un allarme e quella donna gli diventò sempre più odiosa.
Continuò ad invitarla alle feste, e ad usarle le cortesie di sempre, ma i suoi occhi , ad ogni incontro, parevano incendiarla e la coprivano di disprezzo.
Tra una festa e l’altra, andava nella stanza del fratello per raccomandargli di non farsi vedere per alcuna ragione al mondo. Gli disse pure che una sua amica si stava interessando a lui, stupidamente, colpevolmente , misteriosamente.
Il fratellino, che aveva da tempo intercettato i messaggi di lei, se ne sentiva felice anche se sapeva che mai e poi mai gli sarebbe stato permesso di uscire dalla stanza segreta.
Questa triste storia finì male.
La donna si rassegnò ad accontentarsi dell’unione d’anima con il piccolo fratello e non si presentò più alle feste organizzate dal maggiore ,al quale non parve vero di essersi potuto liberare di lei.
C’era una volta un uomo, gran signore, gran parlatore, gran pittore e scultore e scrittore e poeta e intellettuale di spicco con una piccola corte di ammiratori.
Amava dare feste nella sua casa ricca di arredi di lusso. Offriva serate di musica con lettura delle sue poesie. Soprattutto le donne si incantavano a guardarlo e ad ascoltarlo.
Lui, a modo suo, le amava tutte ,belle o meno belle, e ne godeva l’ammirazione.
Ma in quella casa c’era un piccolo segreto, chiuso in una stanzetta. Si trattava di un fratellino cui era vietato di partecipare alle feste e che se ne stava, un poco triste, su di una poltroncina azzurra, a osservare, dalla finestra, il volo degli uccelli.
Di lui il fratello maggiore si vergognava molto a causa del suo sentimentalismo e di quella tendenza a piangere su se stesso e su tutti i dolori del mondo.
Tutti coloro che frequentavano la casa neppure sapevano dell’esistenza del fratellino, tranne una donna che ne aveva “percepita” la presenza e, pur non avendolo mai visto, “sentiva” di amarlo. E anche il povero fratellino si struggeva per l’impossibilità di raggiungerla. Mai e poi mai il fratello maggiore gli avrebbe permesso di introdursi tra i suoi amici!
Intanto, il gran signore si era accorto di quella donna che pareva assentarsi dal resto della compagnia per guardare la porta del salone chiusa, e sospettava che lei si fosse accorta che, alla fine del corridoio, ci fosse qualche cosa di segreto.
Una specie di istinto suonò in lui un allarme e quella donna gli diventò sempre più odiosa.
Continuò ad invitarla alle feste, e ad usarle le cortesie di sempre, ma i suoi occhi , ad ogni incontro, parevano incendiarla e la coprivano di disprezzo.
Tra una festa e l’altra, andava nella stanza del fratello per raccomandargli di non farsi vedere per alcuna ragione al mondo. Gli disse pure che una sua amica si stava interessando a lui, stupidamente, colpevolmente , misteriosamente.
Il fratellino, che aveva da tempo intercettato i messaggi di lei, se ne sentiva felice anche se sapeva che mai e poi mai gli sarebbe stato permesso di uscire dalla stanza segreta.
Questa triste storia finì male.
La donna si rassegnò ad accontentarsi dell’unione d’anima con il piccolo fratello e non si presentò più alle feste organizzate dal maggiore ,al quale non parve vero di essersi potuto liberare di lei.