Un mar leggero s’increspa
«Siedo nel fruscio d'un tiepido vento,
le margherite appaiono d'un giallo intenso
e movenze attirano mani nei disegni
d'una creazione sconosciuta»
Sparsi nei campi sento profumi dimenticati e cerco il loro sapore in me.
Cerco quell'immagine nei lineamenti d'un ricurvo albero, nelle sue brune venature che s'aggrovigliano salendo verso l'alto, fra nodi e aperture che nella vita donano vita ad altre vite.
Stringo la terra mia nella memoria e nell'aprire il palmo della mano osservo volar via polveri attraverso i sentieri della pace.
Oggi il mare s'increspa leggero nelle grotte, lasciando alle gemme di marzo quella fresca goccia che d'agrumi vive.
Mi va di colorare un grigio passato e fra toni d'acquerello ritraggo velature e azzurri intensi.
Non conto le ore e passo dal tiepido ancestrale sentir di cicale a un estivo brusio di grilli.
Le onde cantano nella risacca e gli scogli narrano degli Dei e delle loro avventure.
Lascio appeso nei sentieri di mirti e selvagge mimose un cuore stanco, m'inoltro nella fitta boscaglia e le fragranze di mediterranei pini m'inondano.
Cammino per un tempo senza tempo e finalmente alla vista s'apre l'orizzonte del selvaggio crepuscolo.
«Poesia mia amica,
che spesso mi seguisti senza motivo
volgi il pensare a questo nostro antico mare,
volgi l'inchiostro nella calma della sera
ancora una volta insieme,
ancora e per sempre in questo mondo
che ora lentamente muore.
Non guardare con occhi mendaci
e accogli l'universale bellezza della terra»
Così fu e mai seppi dove approdò il poeta…
Antiche leggende narrano di velieri persi nell'orizzonte e di grotte di giganti.
Antiche credenze parlano di sirene e canti e figli d'Ulisse.
Nessuno mai seppe dove il poeta dormì il suo sonno.
Nessuno conobbe mai l'ingresso dei sogni e nel segreto delle lontane stelle si chiusero
per sempre le porte dell'universo.
L'universo di quel poeta.
«Siedo nel fruscio d'un tiepido vento,
le margherite appaiono d'un giallo intenso
e movenze attirano mani nei disegni
d'una creazione sconosciuta»
Sparsi nei campi sento profumi dimenticati e cerco il loro sapore in me.
Cerco quell'immagine nei lineamenti d'un ricurvo albero, nelle sue brune venature che s'aggrovigliano salendo verso l'alto, fra nodi e aperture che nella vita donano vita ad altre vite.
Stringo la terra mia nella memoria e nell'aprire il palmo della mano osservo volar via polveri attraverso i sentieri della pace.
Oggi il mare s'increspa leggero nelle grotte, lasciando alle gemme di marzo quella fresca goccia che d'agrumi vive.
Mi va di colorare un grigio passato e fra toni d'acquerello ritraggo velature e azzurri intensi.
Non conto le ore e passo dal tiepido ancestrale sentir di cicale a un estivo brusio di grilli.
Le onde cantano nella risacca e gli scogli narrano degli Dei e delle loro avventure.
Lascio appeso nei sentieri di mirti e selvagge mimose un cuore stanco, m'inoltro nella fitta boscaglia e le fragranze di mediterranei pini m'inondano.
Cammino per un tempo senza tempo e finalmente alla vista s'apre l'orizzonte del selvaggio crepuscolo.
«Poesia mia amica,
che spesso mi seguisti senza motivo
volgi il pensare a questo nostro antico mare,
volgi l'inchiostro nella calma della sera
ancora una volta insieme,
ancora e per sempre in questo mondo
che ora lentamente muore.
Non guardare con occhi mendaci
e accogli l'universale bellezza della terra»
Così fu e mai seppi dove approdò il poeta…
Antiche leggende narrano di velieri persi nell'orizzonte e di grotte di giganti.
Antiche credenze parlano di sirene e canti e figli d'Ulisse.
Nessuno mai seppe dove il poeta dormì il suo sonno.
Nessuno conobbe mai l'ingresso dei sogni e nel segreto delle lontane stelle si chiusero
per sempre le porte dell'universo.
L'universo di quel poeta.