C’ ERA UNA VOLTA
“Un re?”
“No”
“Una casa?”
“No”
“Un bambino?”
“Nooo!”
“Ma insomma si può sapere cosa c’era una volta?”
“Un bambino molto impaziente”
“Dai non scherzare papà”
“Eh, se non mi lasci parlare…”
Il papà era un cantastorie nato.
Tanto la mamma era brava in torte e lasagne, altrettanto lui sapeva raccontare, e non solo ai suoi due figli, ma a tutto il vicinato, al di sotto dei dieci anni. Anche i neonati smettevano di piangere quando lui raccontava le sue storie a più voci, compresi i versi degli animali, i fischi dei treni, i PATATUNF degli oggetti che cadevano, etc. etc. etc.
Ma quel giorno era un po’ triste e gli venivano alla mente solo storie molto lagrimose: il pulcino dalle gambe storte, il ragno e la mosca, la lucciola spenta, morte di un cane e simili.
Tutte da bocciare insieme alle storie noiose e a quelle che vogliono insegnare qualcosa. Lui sapeva che i bambini amano ridere, divertirsi, emozionarsi, magari avere un po’ di paura, questo sì! E quando avevano paura gli si facevano vicini vicini per farsi proteggere dalla strega cattiva o dal mostro dagli occhi rossi.
Ma la tristezza non la volevano, proprio no!
E allora oggi: “Il pulcino allegro!” Altro che gambe storte…
“C’era una volta un pulcino che rideva sempre…”
“Era cretino?”
“Noo, era contento di vivere, come tutti i pulcini che escono dall’ uovo”
“Dall’ uovo di Pasqua?”
“No, da quello di gallina”
Il papà cominciava a spazientirsi e aveva sempre meno voglia di ridere e di far ridere e quel pulcino troppo ridanciano gli dava sui nervi.
“Cosa avrà da ridere? Quasi quasi gli storto le gambe come quello dell’ altra storia” pensò; poi si rese conto che rideva perché la mamma gallina gli stava raccontando una storia buffa che cominciava così: “C’era una volta un papà che era triste perché aveva litigato con un suo amico e non riusciva a raccontare ai suoi bambini una storia allegra e diventava sempre più triste e la storia non gli veniva proprio e così i suoi bambini ridevano vedendolo in difficoltà”
“Ecco!” pensò il papà, “praticamente la storia è fatta” e la raccontò pari pari.
Ma quei malandrini dissero ridendo come matti: “Tutta qui la storia? Papà, stai proprio invecchiando, vai a aiutare la mamma a fare la torta che è meglio”
“Un re?”
“No”
“Una casa?”
“No”
“Un bambino?”
“Nooo!”
“Ma insomma si può sapere cosa c’era una volta?”
“Un bambino molto impaziente”
“Dai non scherzare papà”
“Eh, se non mi lasci parlare…”
Il papà era un cantastorie nato.
Tanto la mamma era brava in torte e lasagne, altrettanto lui sapeva raccontare, e non solo ai suoi due figli, ma a tutto il vicinato, al di sotto dei dieci anni. Anche i neonati smettevano di piangere quando lui raccontava le sue storie a più voci, compresi i versi degli animali, i fischi dei treni, i PATATUNF degli oggetti che cadevano, etc. etc. etc.
Ma quel giorno era un po’ triste e gli venivano alla mente solo storie molto lagrimose: il pulcino dalle gambe storte, il ragno e la mosca, la lucciola spenta, morte di un cane e simili.
Tutte da bocciare insieme alle storie noiose e a quelle che vogliono insegnare qualcosa. Lui sapeva che i bambini amano ridere, divertirsi, emozionarsi, magari avere un po’ di paura, questo sì! E quando avevano paura gli si facevano vicini vicini per farsi proteggere dalla strega cattiva o dal mostro dagli occhi rossi.
Ma la tristezza non la volevano, proprio no!
E allora oggi: “Il pulcino allegro!” Altro che gambe storte…
“C’era una volta un pulcino che rideva sempre…”
“Era cretino?”
“Noo, era contento di vivere, come tutti i pulcini che escono dall’ uovo”
“Dall’ uovo di Pasqua?”
“No, da quello di gallina”
Il papà cominciava a spazientirsi e aveva sempre meno voglia di ridere e di far ridere e quel pulcino troppo ridanciano gli dava sui nervi.
“Cosa avrà da ridere? Quasi quasi gli storto le gambe come quello dell’ altra storia” pensò; poi si rese conto che rideva perché la mamma gallina gli stava raccontando una storia buffa che cominciava così: “C’era una volta un papà che era triste perché aveva litigato con un suo amico e non riusciva a raccontare ai suoi bambini una storia allegra e diventava sempre più triste e la storia non gli veniva proprio e così i suoi bambini ridevano vedendolo in difficoltà”
“Ecco!” pensò il papà, “praticamente la storia è fatta” e la raccontò pari pari.
Ma quei malandrini dissero ridendo come matti: “Tutta qui la storia? Papà, stai proprio invecchiando, vai a aiutare la mamma a fare la torta che è meglio”