IL NIDO
Abito al terzo piano di un condominio di città ma ho la fortuna di avere di fronte alla mia casa un grande pino i cui rami giungono almeno fino al quarto piano. Se apro la finestra li posso quasi sfiorare. Ogni primavera questi rami servono di base per il nido di una coppia di colombacci.
Io mi nascondo dietro le tende e osservo con commozione le loro manovre un po' goffe.
Il maschio porge con il becco alla femmina i ramoscelli e lei li intreccia. Entro due settimane il nido, un po' sgangherato, è pronto e i due uccelli si danno il cambio a covare le uova.
Se arriva qualche altra coppia in cerca di nido il maschio la caccia e sembra che dica: “Andatevene, questo albero è già prenotato per la mia famigliola”.
Dopo due settimane le uova si schiudono ed ecco il rito compiuto. La Natura ha ottenuto il suo scopo. Un ciclo è chiuso.
Ma quest’anno, dalla mia finestra, ho altre cose da osservare.
C’è un’altra coppia che si sta costruendo il nido. Sono due ragazzi sui vent’anni. Lei è una biondina esile dai lunghi capelli lisci. Lui è più alto e più robusto ed ha un viso ancora un po' infantile, imberbe. Li si vedrebbe bene intenti ancora ai giochi. Invece sono venuti per la prima volta, circa due mesi fa, accompagnati dal padre (di lei? Di lui?) e dall’impiegato di un’agenzia immobiliare. L’appartamento al terzo piano della casa di fronte a casa mia era stato a lungo vuoto, con le persiane chiuse. Ora le finestre sono spalancate ed il balcone è ingombro di scale a pioli, di sacchi pieni di calcinacci, di pale e di bidoni. C’è un andirivieni di operai che si richiamano l’un l’altro o lavorano fischiettando.
Alle cinque precise di ogni sera, smettono e se vanno. Poco dopo arrivano i due ragazzi, tenendosi per mano e vanno su a sorvegliare lo svolgersi dei lavori. Li vedo, dalle finestre aperte, camminare per le stanze, soffermandosi ogni tanto per parlare. Immagino che dicano: questa sarà la sala e questa la camera dei bambini. Qua metteremo questo mobile e qui quest’altro. Tu come la vuoi la tappezzeria? E giù baci e sogni e progetti. Qualche piccolo contrasto. Un accalorarsi eccessivo, una divergenza di gusti e poi l’accordo definitivo. Sarà così, così e così la nostra casa. Sarà bellissima.
Ieri sono arrivati, accompagnati da un mobiliere. L’ho visto prendere delle misure in tutte le stanze. Loro due mi parevano particolarmente felici. Appena l’uomo girava l’angolo con la sua bindella, loro approfittavano per abbracciarsi.
Vederli per me è una gioia e anche una nostalgia di quei momenti che anch’io e mia moglie abbiamo vissuto con lo stesso entusiasmo vent’anni fa.
Mi piace pensare a quell’istinto che muove sia gli uccelli che gli uomini a preparare il nido.
Gli uccelli sono tutti ubbidienti e lo fanno ad ogni primavera.
Gli uomini no, o almeno non più o non sempre o non subito. Gli uomini si lasciano distrarre dal loro compito fondamentale da sciocchezze come il divertirsi o il far carriera. Il nido dopo, semmai, se ci sarà la voglia.
A volte la voglia arriva troppo tardi e il nido lo si fa male, quando si è già stanchi ed è un povero nido che rimane vuoto
Abito al terzo piano di un condominio di città ma ho la fortuna di avere di fronte alla mia casa un grande pino i cui rami giungono almeno fino al quarto piano. Se apro la finestra li posso quasi sfiorare. Ogni primavera questi rami servono di base per il nido di una coppia di colombacci.
Io mi nascondo dietro le tende e osservo con commozione le loro manovre un po' goffe.
Il maschio porge con il becco alla femmina i ramoscelli e lei li intreccia. Entro due settimane il nido, un po' sgangherato, è pronto e i due uccelli si danno il cambio a covare le uova.
Se arriva qualche altra coppia in cerca di nido il maschio la caccia e sembra che dica: “Andatevene, questo albero è già prenotato per la mia famigliola”.
Dopo due settimane le uova si schiudono ed ecco il rito compiuto. La Natura ha ottenuto il suo scopo. Un ciclo è chiuso.
Ma quest’anno, dalla mia finestra, ho altre cose da osservare.
C’è un’altra coppia che si sta costruendo il nido. Sono due ragazzi sui vent’anni. Lei è una biondina esile dai lunghi capelli lisci. Lui è più alto e più robusto ed ha un viso ancora un po' infantile, imberbe. Li si vedrebbe bene intenti ancora ai giochi. Invece sono venuti per la prima volta, circa due mesi fa, accompagnati dal padre (di lei? Di lui?) e dall’impiegato di un’agenzia immobiliare. L’appartamento al terzo piano della casa di fronte a casa mia era stato a lungo vuoto, con le persiane chiuse. Ora le finestre sono spalancate ed il balcone è ingombro di scale a pioli, di sacchi pieni di calcinacci, di pale e di bidoni. C’è un andirivieni di operai che si richiamano l’un l’altro o lavorano fischiettando.
Alle cinque precise di ogni sera, smettono e se vanno. Poco dopo arrivano i due ragazzi, tenendosi per mano e vanno su a sorvegliare lo svolgersi dei lavori. Li vedo, dalle finestre aperte, camminare per le stanze, soffermandosi ogni tanto per parlare. Immagino che dicano: questa sarà la sala e questa la camera dei bambini. Qua metteremo questo mobile e qui quest’altro. Tu come la vuoi la tappezzeria? E giù baci e sogni e progetti. Qualche piccolo contrasto. Un accalorarsi eccessivo, una divergenza di gusti e poi l’accordo definitivo. Sarà così, così e così la nostra casa. Sarà bellissima.
Ieri sono arrivati, accompagnati da un mobiliere. L’ho visto prendere delle misure in tutte le stanze. Loro due mi parevano particolarmente felici. Appena l’uomo girava l’angolo con la sua bindella, loro approfittavano per abbracciarsi.
Vederli per me è una gioia e anche una nostalgia di quei momenti che anch’io e mia moglie abbiamo vissuto con lo stesso entusiasmo vent’anni fa.
Mi piace pensare a quell’istinto che muove sia gli uccelli che gli uomini a preparare il nido.
Gli uccelli sono tutti ubbidienti e lo fanno ad ogni primavera.
Gli uomini no, o almeno non più o non sempre o non subito. Gli uomini si lasciano distrarre dal loro compito fondamentale da sciocchezze come il divertirsi o il far carriera. Il nido dopo, semmai, se ci sarà la voglia.
A volte la voglia arriva troppo tardi e il nido lo si fa male, quando si è già stanchi ed è un povero nido che rimane vuoto