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Hydrusa & Iscandar romanzo epico surreale di Jean C. Gravili

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Giancarlo Gravili

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Hydrusa & Iscandar Romanzo Epico Surreale


Iscandar e il sogno d’Hydrusa

«Un cavaliere imprigionato nel tempo inesistente
narra alla sua spada d’amori, battaglie e perdute muse
e il vento del nord ascolta con loro
mentre le lacrime della notte
sbarrano l’ingresso alle grotte del mai…»

«Mia Iscandar non guardare al grigio delle rocce
che circonda i nostri cuori ma ascolta le mie storie
e sogna ancora una volta del nostro tempo»

Inebrianti profumi salirono da sperdute grotte.
Echi di silenti note invasero anfratti inesplorati.
Chiamai per nome il dolore,
attesi ninfee osservando acque di smeraldo.
Porsero a me dorati omaggi.
Schiusero mani per donare amore.
Nel fango morirono,
in attesa della passione.
Pianse il re Sole la perduta amante,
venne notte e i fiori di loto si schiusero,
senza essere visti.
Venne luce e corolle s'aprirono
a coprire segreti.
Mesto destino adornò bianche vesti
di fanciulle figlie della luna.
Nessuno ascoltò più i lamenti,
lamenti ascoltarono il canto del trapasso.
Dormirono ninfee nel profondo,
un sussurro alzò sabbiose dune.
Un vento lieve mosse trasparenze
e tutto s'acquietò in attesa del buio.

In attesa di lei...

«Dove sei mia Hydrusa,
di saggezza incontaminata fonte.
Di bellezza indomito corso.
Fa' che io veder possa gli occhi tuoi
per il trascorrere libero dell'anima tutta.»

Oh mio bosco di profumate tamerici,
lascia andare purezza.
Lascia immergere nei verdi flutti
la coppa delle meraviglie,
per dissetarmi dell’immagine sua
nel brindare con te all'eterna giovinezza.

Del tuo profondo in mistica posa
vanno di mimose gli arbusti
a perdersi in tormentato suo corso.
Tremule e pesanti le mani,
cedono i passi miei.

«Ma io verrò,
inseguendoti Hydrusa.»

Verrò verso il mare.
Senza concedere tregua
e dormirò nella grotta dei giganti
un immaginifico sonno.

Ascolterò l'inascoltato parlare
delle nebbie del mattino.
Sentirò risvegliarsi gli dei,
dall'alte rocce dei silenziosi dubbi.

Dai venti assaporerò
l'odor dell'isola di Zante.
Sarò tempesta e poi chete
donata alla tua sete d’amore.

Volerò nell'oscura danza delle falene.
Sarò Kalispera nel morire del giorno.

«Sagapò mia Hydrusa.»

Brezze fredde or portano lontano,
dal mio perduto sguardo.

E tu,
se ancora mi puoi sentire.
Dammi luce del tuo incanto
che calme brillino
le onde del mio pianto.

Vedo i bagliori del tempo
accarezzare le tue gote,
mentre l'oscurità scende
sull'inganno dell’esistenza.

Se questa è fine...
Sarò agognata fine,
tuffandomi dal promontorio
delle memorie impossibili.

«Sarò fine
in volo senza ali,
verso te
oh mia amata Hydrusa.»

«Mio signore ma dov’è Hydrusa ora»
«Fedele Iscandar ella è ovunque e in nessun luogo»

«Sorrise in silvestre luogo
il canto di lucenti raggi.
Mai trovò amore perso.
Mai il colore della passione
si svelò al crepuscolo della vita.
Tra ombra e chiarore
s'imprigionò l'essenza
e vite s'inseguirono
senza mai raggiungersi...
Nel comune destino
del non trovarsi.
E mai destino fu più crudele»

https://thejarofpoetry.forumattivo.com

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

Tuffo nell'Altro, nell'Oltre, alla ricerca di un Amore che esiste e non esiste che è qui e da nessun parte , che ha un nome o che non ha nome. Io lo chiamo Presenza Assenza e lo incontro nel luogo più profondo e REALE dell'anima mia. E' una persona Sola ma è tanta gente. Folla alla ricerca di uno stesso Amore. Tu lo disegni facendoti prestare i ricordi di qualcuno che è vissuto in questa o in precedente vita. E lo fai bello e lo chiami Hydrusa. E tu sei il cavaliere che parla alla sua spada e le racconta del suo amore e del suo destino di viandante alla ricerca di ciò che ha già se pur non può raggiungere. La troverai camminando a piedi nudi sulla riva del mare.

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