IL PORTIERE
Sono il portiere di un grande condominio situato in via delle Ginestre. Non vorrei vantarmi perché detesto i presuntuosi, ma so fare piuttosto bene il mio lavoro.
Affiancato dalla piccola corte dei miei collaboratori (la mia signora più altre due donne addette al lavaggio delle scale ed un ragazzo che si occupa delle immondizie) io mi sono reso indispensabile al condominio.
In occasione delle mie influenze invernali il mio condominio va in tilt e ci manca poco che gli inquilini indossino il lutto. Il fatto è che portieri si nasce. Intendo portieri di classe, portieri che mettono nel lavoro tutta la passione e lo trasformano in arte pura.
Io mi alzo alle sei del mattino con tutti i tempi e in tutte le stagioni. D’ inverno è ancora buio ed è dura uscire dalle lenzuola, tutto infreddolito, ma devo accendere la caldaia perché i condomini al risveglio abbiano una casa calda e confortevole. D’ estate, alla stessa ora, innaffio il giardino perché loro uscendo per recarsi al lavoro, trovino le ortensie stillanti di finta rugiada. Poi organizzo la mia piccola squadra per le pulizie e curo personalmente che tutto scintilli.
Ma ciò non è ancora arte: è solo mestiere per cui sono pagato. L’ arte inizia dai rapporti. Io li conosco tutti, uno per uno, con il loro carattere, le loro esigenze, le piccole manie e so come vogliono essere salutati oppure ignorati; cosa devo vedere e poi sottolineare e cosa far finta di non vedere. So quale deve essere il tono di ogni singolo rapporto e divento via via deferente, ossequioso, confidenziale o cautamente o anche sfacciatamente, galante. Quanti di loro si fermano alla mia guardiola magari per confidarsi, chiedere consiglio! Partono per non dare nell’ occhio da un problema della casa per poi ampliare l’ orizzonte fino ai loro profondi crucci: la moglie, il marito, i figli, la colf, il cane, il datore di lavoro, i colleghi. Spesso la mia guardiola è il confessionale per il quale fanno la fila. Io ascolto molto e commento il giusto tanto perché si sentano capiti. Oggi non è facile trovare qualcuno che sappia ascoltare se non a pagamento come gli psicoanalisti o, comunque per “lavoro” come i preti.
Io sono in grado di prevedere con molto anticipo gli eventi: le coppie che si separano, i figli che se ne vanno di casa sbattendo la porta, i fidanzamenti, perfino i funerali.
Dalla mia guardiola ascolto, osservo, medito, riunisco i pezzi di puzzle, deduco, concludo.
C’è un signore che citofona alla signora R. del quinto piano nelle ore di lavoro del di lei marito. Ecco i prodomi di un evento importante e doloroso.
La signorina B. si fa consegnare a mano personalmente la posta a lei intestata, ecco un amore che un la famiglia non gradisce e che è foriero di lacerazioni interne.
Al primo piano la famiglia P. non riesce a soffocare le voci di un alterco furioso. Il giorno dopo vedo uscire la figlia minorenne pallidissima che si appoggia alla guardiola: mi sviene tra le braccia, la accompagno a casa sua. Poi vedo passare il dottore. Il giorno dopo escono madre e figlia con una faccia scura. La ragazza non trattiene le lacrime ma non si appoggia alla madre come ci si potrebbe aspettare. Dopo poche ore la madre torna a casa sola e appare più rilassata proprio come una la cui sciagurata figlia ha appena eliminato l’ ingombrante frutto della sventatezza giovanile.
La signora Z. è sempre più emaciata. Un tempo si fermava volentieri a chiacchierare con me, ora la vedo uscire tutti i giorni quando suona la campana della messa. Non veste più i suoi abiti sgargianti e alquanto scollacciati ma porta modesti vestitini scuri. Il dottore le fa frequenti visite. Il suo evidente malessere fisico, unito all’ attacco di tardiva devozione, mi fa pensare a una malattia senza speranza con funerale imminente.
Molte informazioni mi vengono dalla posta che distribuisco con diligenza ogni mattina.
La famiglia D. intrattiene rapporti con tutti gli enti caritativi della città che inviano ad ogni occasione i loro bollettini per battere cassa.
Il giovanotto E. è un ecologista come testimoniato dall’ abbonamento ad Airone e al mensile del WWF.
Le idee politiche di molti vengono palesate dai giornali che infilo nella caselle.
Non vorrei, per carità, che qualcuno pensasse a me come ad un pettegolo. Se faccio paziente collezione di informazioni, è solo per conoscere bene e potere poi trattare al meglio. Non per una questione venale di mance natalizie ma per il gusto di far bene il mio lavoro. La gente si deve sentire capita e protetta dal suo portiere. Un “Buongiorno” dato col tono giusto, diciamo personalizzato, è una specie di viatico per la giornata lavorativa. E la sera, quando tornano stressati, è una tappa di frescura prima di affrontare le grane di famiglia.
Intendiamoci: non sono un santo, ho le mie giornate nere e vado soggetto come tutti a preferenze ed antipatie. Ma ho il culto del mio lavoro, per me i condomini sono sacri e non faccio distinzioni di consistenza di mancia.
Ci sono per tutti: puntuale, servizievole guardingo, di umore stabile. Una delle poche certezze della loro vita.
Sono il portiere di un grande condominio situato in via delle Ginestre. Non vorrei vantarmi perché detesto i presuntuosi, ma so fare piuttosto bene il mio lavoro.
Affiancato dalla piccola corte dei miei collaboratori (la mia signora più altre due donne addette al lavaggio delle scale ed un ragazzo che si occupa delle immondizie) io mi sono reso indispensabile al condominio.
In occasione delle mie influenze invernali il mio condominio va in tilt e ci manca poco che gli inquilini indossino il lutto. Il fatto è che portieri si nasce. Intendo portieri di classe, portieri che mettono nel lavoro tutta la passione e lo trasformano in arte pura.
Io mi alzo alle sei del mattino con tutti i tempi e in tutte le stagioni. D’ inverno è ancora buio ed è dura uscire dalle lenzuola, tutto infreddolito, ma devo accendere la caldaia perché i condomini al risveglio abbiano una casa calda e confortevole. D’ estate, alla stessa ora, innaffio il giardino perché loro uscendo per recarsi al lavoro, trovino le ortensie stillanti di finta rugiada. Poi organizzo la mia piccola squadra per le pulizie e curo personalmente che tutto scintilli.
Ma ciò non è ancora arte: è solo mestiere per cui sono pagato. L’ arte inizia dai rapporti. Io li conosco tutti, uno per uno, con il loro carattere, le loro esigenze, le piccole manie e so come vogliono essere salutati oppure ignorati; cosa devo vedere e poi sottolineare e cosa far finta di non vedere. So quale deve essere il tono di ogni singolo rapporto e divento via via deferente, ossequioso, confidenziale o cautamente o anche sfacciatamente, galante. Quanti di loro si fermano alla mia guardiola magari per confidarsi, chiedere consiglio! Partono per non dare nell’ occhio da un problema della casa per poi ampliare l’ orizzonte fino ai loro profondi crucci: la moglie, il marito, i figli, la colf, il cane, il datore di lavoro, i colleghi. Spesso la mia guardiola è il confessionale per il quale fanno la fila. Io ascolto molto e commento il giusto tanto perché si sentano capiti. Oggi non è facile trovare qualcuno che sappia ascoltare se non a pagamento come gli psicoanalisti o, comunque per “lavoro” come i preti.
Io sono in grado di prevedere con molto anticipo gli eventi: le coppie che si separano, i figli che se ne vanno di casa sbattendo la porta, i fidanzamenti, perfino i funerali.
Dalla mia guardiola ascolto, osservo, medito, riunisco i pezzi di puzzle, deduco, concludo.
C’è un signore che citofona alla signora R. del quinto piano nelle ore di lavoro del di lei marito. Ecco i prodomi di un evento importante e doloroso.
La signorina B. si fa consegnare a mano personalmente la posta a lei intestata, ecco un amore che un la famiglia non gradisce e che è foriero di lacerazioni interne.
Al primo piano la famiglia P. non riesce a soffocare le voci di un alterco furioso. Il giorno dopo vedo uscire la figlia minorenne pallidissima che si appoggia alla guardiola: mi sviene tra le braccia, la accompagno a casa sua. Poi vedo passare il dottore. Il giorno dopo escono madre e figlia con una faccia scura. La ragazza non trattiene le lacrime ma non si appoggia alla madre come ci si potrebbe aspettare. Dopo poche ore la madre torna a casa sola e appare più rilassata proprio come una la cui sciagurata figlia ha appena eliminato l’ ingombrante frutto della sventatezza giovanile.
La signora Z. è sempre più emaciata. Un tempo si fermava volentieri a chiacchierare con me, ora la vedo uscire tutti i giorni quando suona la campana della messa. Non veste più i suoi abiti sgargianti e alquanto scollacciati ma porta modesti vestitini scuri. Il dottore le fa frequenti visite. Il suo evidente malessere fisico, unito all’ attacco di tardiva devozione, mi fa pensare a una malattia senza speranza con funerale imminente.
Molte informazioni mi vengono dalla posta che distribuisco con diligenza ogni mattina.
La famiglia D. intrattiene rapporti con tutti gli enti caritativi della città che inviano ad ogni occasione i loro bollettini per battere cassa.
Il giovanotto E. è un ecologista come testimoniato dall’ abbonamento ad Airone e al mensile del WWF.
Le idee politiche di molti vengono palesate dai giornali che infilo nella caselle.
Non vorrei, per carità, che qualcuno pensasse a me come ad un pettegolo. Se faccio paziente collezione di informazioni, è solo per conoscere bene e potere poi trattare al meglio. Non per una questione venale di mance natalizie ma per il gusto di far bene il mio lavoro. La gente si deve sentire capita e protetta dal suo portiere. Un “Buongiorno” dato col tono giusto, diciamo personalizzato, è una specie di viatico per la giornata lavorativa. E la sera, quando tornano stressati, è una tappa di frescura prima di affrontare le grane di famiglia.
Intendiamoci: non sono un santo, ho le mie giornate nere e vado soggetto come tutti a preferenze ed antipatie. Ma ho il culto del mio lavoro, per me i condomini sono sacri e non faccio distinzioni di consistenza di mancia.
Ci sono per tutti: puntuale, servizievole guardingo, di umore stabile. Una delle poche certezze della loro vita.