La coscienza d’Iscandar
Canto I versi 32
Saccio d’esser parvo e non aduso
se del vero spesso ne faccio bon abuso
eppur vengonsi assai forti li pensieri
che tempi non sono oggi e nemmen ieri.
Triste dire da dove invero provengo
e di quanto del vivere spesso m’astengo
che in catino d’acque e gelo
non si puote trovar altro che giusto velo.
Son riposto a mo’ di statua erosa
simil a perduto velo di sposa
e mai speme di luce accesa
rende anima in fede arresa.
Resto muto nel vento del crogiolo
e onne volto si pone come empio stuolo
a ricordanza di prestate incoerenze
che di me posson dirsi dolose assenze.
Urla allor coscienza in gola
e alto solo pensier vola
che mai sottrassi bella letizia
d’esser in marzo gustosa primizia.
Lasciate che vada sul veccio sentiero
fuor de le belve infauste a dir vero
incontrando genti a me diverse
se pur fueron tremende e avverse.
Così come lesto fugge il malfattore
anche debolezza scorre in pieno d’ore
e nulla vale tener freno e passo
che mai più tosto fu immenso masso.
Dolemmi nell’amore e d’esso cercai
e reser influenti azioni e di lor i guai
che ora di cotanta mera vicissitudine
cerco solo beltade e solitudine.
Canto I versi 32
Saccio d’esser parvo e non aduso
se del vero spesso ne faccio bon abuso
eppur vengonsi assai forti li pensieri
che tempi non sono oggi e nemmen ieri.
Triste dire da dove invero provengo
e di quanto del vivere spesso m’astengo
che in catino d’acque e gelo
non si puote trovar altro che giusto velo.
Son riposto a mo’ di statua erosa
simil a perduto velo di sposa
e mai speme di luce accesa
rende anima in fede arresa.
Resto muto nel vento del crogiolo
e onne volto si pone come empio stuolo
a ricordanza di prestate incoerenze
che di me posson dirsi dolose assenze.
Urla allor coscienza in gola
e alto solo pensier vola
che mai sottrassi bella letizia
d’esser in marzo gustosa primizia.
Lasciate che vada sul veccio sentiero
fuor de le belve infauste a dir vero
incontrando genti a me diverse
se pur fueron tremende e avverse.
Così come lesto fugge il malfattore
anche debolezza scorre in pieno d’ore
e nulla vale tener freno e passo
che mai più tosto fu immenso masso.
Dolemmi nell’amore e d’esso cercai
e reser influenti azioni e di lor i guai
che ora di cotanta mera vicissitudine
cerco solo beltade e solitudine.