Gelinda e il conte
Gelinda Guendamalia Enrica Poffetti Bullini Ceffini Boffa di Catamarata era un’umile cameriera al servizio del conte Pinu lu Zozzu, emerito nobil uomo discendente diretto di un cavaliere del sacro Romano Impero.
Questa brava figliola, dai modi garbati e gentili, da anni subiva le angherie del conte che non perdeva occasione per rimproverarla.
«Ma signor conte, le ho detto mille volte che non si deve sbrodolare quando mangia il brodo, e stia fermo che si sporca tutto il completo di principe di Galles appena rientrato dalla tintoria. E poi non si mangia con le mani e poi non si ciucci il dito e insomma… lei è un disastro. Basta! A letto senza cena»
«Ma Gelinda cara hai messo il cucchiaino per il brodo non il cucchiaio e questa sedia è bassissima e non arrivo a vedere nemmeno il piatto e il vestito è quello della prima comunione»
«Insomma, signor conte a letto senza cena, via e andare, di corsa!»
Ogni giorno la poveretta era costretta a subire ogni tipo di angheria da quel tipaccio del conte, uomo senza nobiltà e senza alcun aristocratico modo.
«Signor conte, l’acqua per il bagno è pronta»
«Bene, ahhhhhhhhhhhhhhhhh! Ma è freddissima come il ghiaccio mi si sono ristretti tutti gli attributi»
«Non faccia il ragazzino, la temperatura è perfetta per l’inverno, fuori nevica e quindi l’acqua va bene gelida e poi la smetta di fare le fregnacce come un marmocchio e si comporti da nobile»
«Cara dolcissima Gelinda, passami l’accappatoio gentilmente carissima, grazie»
«Ecco signor conte...»
«Ma, ma questo è l’asciugamano da bidet»
«Quante storie si asciughi e venga fuori dalla vasca che frigna come un bebè»
E avrete capito da voi che razza di uomo malvagio era questo conte abituato al comando sui servitori e al dileggio continuo di chi lo serviva con amore e dedizione.
Ma arrivò un giorno che segnò una svolta in queste continue angherie del conte…
«Gelinda, per favore potresti passarmi, se non ti crea troppo disturbo, il pennino con l’inchiostro che si trova sulla mia scrivania»
«Ma bastaaaaaaa, è ora di finirla con questi suoi modi da barbaro, io non ci sto più signor conte, me ne vado, se ne trovi un’altra che soddisfi tutti i suoi desideri da tiranno»
E fu così che quel burbero del conte si ritrovò da solo per colpa di quel caratteraccio indolente e prepotente e nessuno servitore lo servì più.
Gelinda Guendamalia Enrica Poffetti Bullini Ceffini Boffa di Catamarata era un’umile cameriera al servizio del conte Pinu lu Zozzu, emerito nobil uomo discendente diretto di un cavaliere del sacro Romano Impero.
Questa brava figliola, dai modi garbati e gentili, da anni subiva le angherie del conte che non perdeva occasione per rimproverarla.
«Ma signor conte, le ho detto mille volte che non si deve sbrodolare quando mangia il brodo, e stia fermo che si sporca tutto il completo di principe di Galles appena rientrato dalla tintoria. E poi non si mangia con le mani e poi non si ciucci il dito e insomma… lei è un disastro. Basta! A letto senza cena»
«Ma Gelinda cara hai messo il cucchiaino per il brodo non il cucchiaio e questa sedia è bassissima e non arrivo a vedere nemmeno il piatto e il vestito è quello della prima comunione»
«Insomma, signor conte a letto senza cena, via e andare, di corsa!»
Ogni giorno la poveretta era costretta a subire ogni tipo di angheria da quel tipaccio del conte, uomo senza nobiltà e senza alcun aristocratico modo.
«Signor conte, l’acqua per il bagno è pronta»
«Bene, ahhhhhhhhhhhhhhhhh! Ma è freddissima come il ghiaccio mi si sono ristretti tutti gli attributi»
«Non faccia il ragazzino, la temperatura è perfetta per l’inverno, fuori nevica e quindi l’acqua va bene gelida e poi la smetta di fare le fregnacce come un marmocchio e si comporti da nobile»
«Cara dolcissima Gelinda, passami l’accappatoio gentilmente carissima, grazie»
«Ecco signor conte...»
«Ma, ma questo è l’asciugamano da bidet»
«Quante storie si asciughi e venga fuori dalla vasca che frigna come un bebè»
E avrete capito da voi che razza di uomo malvagio era questo conte abituato al comando sui servitori e al dileggio continuo di chi lo serviva con amore e dedizione.
Ma arrivò un giorno che segnò una svolta in queste continue angherie del conte…
«Gelinda, per favore potresti passarmi, se non ti crea troppo disturbo, il pennino con l’inchiostro che si trova sulla mia scrivania»
«Ma bastaaaaaaa, è ora di finirla con questi suoi modi da barbaro, io non ci sto più signor conte, me ne vado, se ne trovi un’altra che soddisfi tutti i suoi desideri da tiranno»
E fu così che quel burbero del conte si ritrovò da solo per colpa di quel caratteraccio indolente e prepotente e nessuno servitore lo servì più.