Nella deserta via allungai il passo
un ché d'ombroso avvertii appresso
e per difesa osai afferrare un sasso
correndo a perdifiato come ossesso.
Ancora assai lontana era la dimora
giunto a un bivio sostai, ripresi fiato
e l'ombra indefinita avanzò ancora
rimasi impietrito in quel luogo isolato.
Qualcosa al capo mi colpì a tradimento
persi equilibrio e vidi scuro, altro non ricordo.
Al risveglio avvertii affanno e sdoppiamento
tubo in gola e nessun' anima accanto, sono morto.
Cosi pensai e nient'altro compresi nel timore
d'esser caduto in una trappola infernale.
Chissà se qualcuno mi riconoscerà nelle ore
più allegre del giorno sfogliando il giornale.
Mi arresi e nient'altro oltre una preghiera osai
in quel letto scomodo chiesi solo di respirare
mentre l'altro me dall'alto osservava preoccupato
smanettando al cellulare come un forsennato.
Allora non compresi se fossi vivo o morto.
Come morto oggi vivo, impedito e mascherato
senza capire se ho sognato o son risorto,
col cellulare sempre più aggiornato
di numeri primi e ultimi,
in ordine d'arrivo o partenza.
Genoveffa Frau opere
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