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L'ultima cliente

4 partecipanti

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1L'ultima cliente Empty L'ultima cliente Dom Apr 25, 2021 4:59 pm

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

L’ULTIMA CLIENTE

Era l’ultimo giorno dell’anno ed il vecchio dottore si sentiva stanco.
Si era alzato presto quella mattina perché c’era in corso un’epidemia d’influenza ed era dovuto correre, con il suo macinino scassato, da una parte all’altra del paese a fare il suo dovere di medico. Si era svegliato quando il cielo era ancora buio. Si era vestito in silenzio, senza accendere la luce per non svegliare la moglie e poi era passato in cucina per riscaldarsi quattro gocce di caffè avanzato dalla sera prima, tanto per rischiararsi il cervello annebbiato dal sonno. Non aveva neppure fatto in tempo ad accorgersi di quanto fosse pallido e di come gli si fossero accentuati quei segni bluastri sotto gli occhi che da un po’ di tempo lo imbruttivano.
La moglie lo aveva raggiunto sulla porta, a piedi nudi ed in camicia da notte, mentre stava per uscire: “Mettiti almeno la sciarpa, non vedi come nevica? “
“Non mi aspettare per il pranzo, non credo che farò a tempo. Ho una lunga lista di visite prenotate da ieri ed alle quindici devo essere in ambulatorio”
“Ma come? Non mangi?” aveva protestato la moglie, debolmente, sapendo quanto fosse inutile cercare di distoglierlo dai suoi programmi. D’altra parte succedeva spesso che lui saltasse i pasti. Era un uomo all’antica, scrupoloso al massimo, capace di lottare a lungo prima di abbandonare un malato al suo destino. Non era uno di quelli che alla prima avvisaglia di complicazioni spediscono il malato in ospedale lavandosene le mani. Sapeva quanto è importante per ciascuno restare nel calore della propria casa e della propria famiglia. Così si assumeva le sue responsabilità e si occupava dei malati personalmente fin che poteva. Era consapevole di andare contro corrente, anzi di essere considerato dai colleghi una specie di fossile, legato agli schemi della medicina antica. Ormai si era nell’epoca del supertecnicismo e delle specializzazioni a scatola cinese nella quale gli uomini vengono fatti a pezzi per poter studiare meglio come funziona ogni reparto della complicata macchina umana. Ma lui non voleva avere a che fare con degli organi, con dei meccanismi, con delle funzioni. Voleva, tenacemente, strappare delle persone alla sofferenza e alla morte. E nella lotta si avvaleva di tutti gli strumenti della medicina ma ancor più di se stesso, del suo calore umano, della sua forza morale, del suo ottimismo, del suo carisma, della sua comunicativa.
“Non ti permettere di lasciarti andare” diceva, a volte, al malato stanco e sfiduciato che scivolava verso il buio, ”hai una famiglia, devi lottare” oppure: ”ti trovo bene oggi, andiamo meglio, ce la faremo”.
Il suo tocco era magico perché sapeva trasmettere tutto l‘amore che aveva dentro di sé. Qualcuno gli attribuiva delle virtù miracolose facendolo ridere come un matto.
Aveva finito il giro di visite alle quattordici e trenta, troppo tardi per tornare a casa. Era quindi andato all’ambulatorio con l’intenzione di riposarsi un attimo prima delle visite pomeridiane. Ma aveva trovato già fuori dalla porta alcune persone che lo attendevano con impazienza. Si era quindi infilato il camice, disinfettato le mani e aveva iniziato il lavoro. Pareva che tutti avessero aspettato l’ultimo giorno dell’anno per accorgersi di tutti i loro problemi.
C’era la ragazzina pre-anoressica, pallida, sguardo allucinato, con le spallucce magre che bucavano il maglioncino bianco. Sua madre, con il viso contratto dall’ansia, la spingeva avanti: “Dì un po' al dottore quanto tempo è che non mangi” “Mamma, ti prego, non esagerare, non è che non mangio, solo che non mi piace niente di quello che tu cucini.” “La sente, dottore, la sente ce l’ha sempre con me. Non mi può vedere .....”.
C’era la vecchietta che era rimasta vedova da poco e non riusciva più a dormire. “Passo la notte sveglia, dottore, mi pare sempre di sentire mio marito che mi chiama, ma non capisco da dove viene la voce .... è diventata un’ossessione per me, mi aiuti ... “.
C’era una signora che si disperava perché continuava ad ingrassare ed il suo uomo non la desiderava più e lei mangiava in continuazione per consolarsi e non riusciva a spezzare il circolo vizioso.
C’era il giovanotto che era pieno di fitte “qui, proprio qui, no un po' più in là” ed in oltre, proprio quel giorno. gli era cominciato un tic all’occhio sinistro che non poteva frenare.
C’era il bambino piccolo che si era bevuto un bicchiere di caffè e non si riusciva più a tenerlo fermo e quell’altro, un po' più grandicello, che era stato graffiato dal gattino di casa. “Sa dottore, si sente dire che questi graffi possono essere pericolosi ....”.
C’erano due sposini preoccupati perché ci stavano provando da sei mesi e lei non era ancora rimasta incinta.
C’era una bella ragazza che aveva scoperto di avere un seno più grande dell’altro e se ne angosciava.
E poi ce n’erano tanti che tossivano da squarciarsi il petto, soprattutto di notte, ma anche di giorno. Ed altri che vomitavano prima dopo o durante i pasti. E che vomito, vedesse!
Ad un giovanotto veniva l’orticaria quando stava con le ragazze e più erano belle e peggio era.
Una signora aveva la febbre solo di Venerdì “Tutti i Venerdì. Puntuale. Trentotto. Tutti i santi Venerdì”.
E lui ascoltava pazientemente, visitava accuratamente, cercando di capire quale fosse il vero problema di ognuno e perché si fosse manifestato proprio il 31 dicembre e nel periodo di acme dell’influenza.
Era ormai buio e dalla strada proveniva lo scoppiettare dei primi botti quando finalmente un cliente annunciò: “ Sono l’ultimo, dottore, così anche lei potrà andare a prepararsi al cenone”.
Il dottore lo guardò con affettuosa gratitudine e proprio allora si ricordò che ci sarebbero stati ospiti a casa e, contemporaneamente, si accorse di quanto fosse stanco. Si tenne per un attimo il testone grigio tra le mani, accarezzandosi le tempie, con un gesto materno, per farsi coraggio. Quindi si sfilò il camice ed indossò il cappotto e la sciarpa, spegnendo la luce. Ma giunto nella sala d’aspetto si accorse di non essere solo: c’era una donna in un angolo buio. Era alta, magra, ossuta ed aveva una folta capigliatura corvina.
“Altolà dottore!” gli disse alzandosi “non hai ancora finito le tue visite”.
Ignorando quel “tu” irrispettoso, fece dietrofront dicendole: “Si accomodi”.
“No, non occorre, possiamo parlare qui. Faremo presto”.
“Parlare? Di cosa?”
“Di te, di noi”
“Questa è matta” pensò “ci mancava solo la matta stasera”.
“Avrei una certa fretta, sono molto stanco, quindi, per favore .....”
“Stanco eh? Ci credo! Tu, mio caro, ti sei sempre dato troppo da fare. Contravvieni alle regole, non vuoi capire che quando giunge l’ora la gente bisogna lasciarla andare. Ognuno ha un suo tempo. Ma tu no, non ti arrendi, insisti, insisti, vuoi spuntarla tu. E sai perché? Perché sei presuntuoso. Ti piace avere la fama di mago. Il dottore dei miracoli ti chiamano e tu ormai non vuoi perdere la faccia. Sei vecchio, sei stanco, sei malato, scusa ma sei anche un po' rincitrullito, ma non molli”.
“Ma lei che ne sa e come si permette?”
“Io?” rise, mostrando una chiostra di denti gialli “sei ancora più scemo di quel che pensavo. Mettiamola così: io sono quella a cui porti via il dovuto; quella che farebbe onestamente il suo lavoro se tu non ti mettessi di mezzo con tutte le tue cantilene ‘e puoi farcela, e devi farcela, faccela!’ Ma non ti rendi conto di quanto sei assurdo? Un poveretto che tira la carretta da ottant’anni e più, che non vede l’ora di chiudere gli occhi, si trova la tua faccia di fronte e sente la tua voce ed allora entra in crisi, si sconvolge, cambia idea; aveva preparato tutto - testamento, confessione, addii, richieste di perdono - si era messo il cuore in pace, era pronto e poi arrivi tu. Ma renditi conto! Ed io, avanti e indietro. Ma andiamo! Ora però basta. Questa volta non sono venuta per niente. Preparati ed andiamo”.
“Dove?” balbettò lui, con un filo di voce perché gli mancava il respiro e perché aveva ormai capito.
“Dove un sacco di gente ti aspetta per festeggiarti, brutto scioccone!” E rise di nuovo, scoprendo gli orribili denti.
“Ascolta, aspetta un attimo. Devo salutare mia moglie. Non l’ho neppure baciata questa mattina ....”.
“Non è per me, ma non ce la fai ad arrivare a casa, sei alla fine”.
“Ti prego, sorreggimi tu”.
“Sei il solito capoccione. Ma si è mai vista una cosa del genere? Guarda cosa mi tocca fare!”
Tra le frotte di ragazzini che sparavano petardi, un vecchio dottore dai capelli grigi arrancava verso casa appoggiandosi al muro.
Sua moglie, che stava alla finestra, preoccupata dal ritardo, lo vide e scese in strada giusto in tempo per stringerselo sul cuore.
“Andiamo dai che è tardi” fece la Morte asciugandosi una lacrima “non si è mai visto un simile testone”.

A Genoveffa Frau piace questo messaggio.

2L'ultima cliente Empty Re: L'ultima cliente Lun Apr 26, 2021 1:29 pm

Genoveffa Frau

Genoveffa Frau
Master of Horse
Master of Horse

Nonostante la lacrima se l'è portato via, non esiste pietà quando lei arriva, il tempo è scaduto !
Molto bello, Lycia, è stato un buon medico, di quelli che non esistono più!

3L'ultima cliente Empty Re: L'ultima cliente Lun Apr 26, 2021 2:16 pm

Giancarlo Gravili

Giancarlo Gravili
Admin Master & Commander
Admin Master & Commander

Un racconto come raramente se ne vedono scritti.
Diviso in tre parti coglie tutta l'enfasi della vita e attraverso la commovente descrizione iniziale che ci presenta il dottore, la moglie e la vita da medico in ambulatorio e già questa parte è da applausi si aggiunge la caratterizzazione delle paure dell'uomo attraverso alcuni personaggi da "curare" e ognuno di loro commuove per la realtà che rappresenta. La vita può essere dolore, falso dolore, finta "paturnia", insomma ognuno di noi vive i suoi dolori piccoli, grandi e immaginari.
La parte finale nel dialogo ha la sua apoteosi quando compare l'umanissima morte che si commuove ella stessa di fronte alla figura del dottore e la concessione di quell'ultimo saluto alla carissima moglie è l'apogeo della commozione in questo stupendo dipinto di vita realizzato dalla nostra autrice Licia.

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4L'ultima cliente Empty Re: L'ultima cliente Lun Apr 26, 2021 4:17 pm

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

Ottimo commento Giancarlo per il quale ti ringrazio.

5L'ultima cliente Empty Re: L'ultima cliente Lun Apr 26, 2021 8:59 pm

Aurelio Zucchi

Aurelio Zucchi
Scrivano supremo
Scrivano supremo

Rimango senza parole! Una narrazione direi perfetta, molto equilibrata nei vari passaggi narrativi. Sei proprio brava, amica mia. A quando un romanzo? Provaci, ce la farai, insisti.... come diceva quell'amabile medico.
Splendido racconto, lo metto tra i miei files personali.
Aurelio

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6L'ultima cliente Empty Re: L'ultima cliente Mar Apr 27, 2021 7:10 am

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

Ti ringrazio Aurelio felice che tu lo abbia apprezzato, Tu sai quanto io apprezzi te

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