Dopo una notte di abbuffate e bagordi nel regno delle Tortillas gli abitanti riposavano per smaltire le cibarie e i fumi dell'alcol ingeriti durante la festa organizzata da Re Flusso
Il silenzio del luogo era spezzato da un sonoro russare proveniente dalla camera del reggente, proprietario del castello e di tutto il regno.
Re Flusso, stimato e rispettato dai suoi sudditi, paziente e saggio riusciva a risolvere con facilità l'irrisolvibile dei suoi sudditi che lui considerava come fossero figli suoi e come dimostrazione d'affetto, aveva organizzato quella grandiosa festa dove tutti si erano rimpinzati a piacimento.
Nonostante l'ambiente familiare c'era qualcuno che tramava per danneggiare la credibilità e l'autorevolezza di Re Flusso.
Era un losco individuo che cambiava sembianze nel frammento d'un attimo, un multi simbionte che riusciva a fare il bello e il cattivo tempo ovunque posasse le sue famigerate grinfie.
Non v'era luogo che non avesse inquinato con le sue malefatte, compresi i cimiteri dei dintorni, tant'è che neppure i morti potevano riposare in pace.
Trafugando identità dai loculi se ne impossessava per le sue camaleontiche bravate senza che i poveri defunti, essendo morti, potessero protestare.
Re Flusso non era fesso, aveva compreso e individuato da tempo l'incauto simbionte ma non voleva esporre il suo intendimento di acciuffarlo con le mani nel sacco, eccetto con alcuni suoi fedelissimi
che avrebbero avuto un ruolo speciale nella faccenda.
Durante quella lunga notte al cimitero del regno, un silenzio tombale avvolgeva quel luogo di riposo eterno.
Qualcuno scavalcato il cancello con agilità felina, s'apprestava a raggiungere loculi ancora freschi di sepoltura.
Ivi giunto e chinatosi a depredare i nomi incisi s'immobilizzò tendendo l'orecchio, qualcosa di strano lo aveva disturbato, un movimento fugace, un ombra lo aveva sfiorato.
Forse la sua immaginazione galoppava in quel contesto, non aveva mai avuto paura in tutta la sua vita, tranne quella volta che aveva visto sua madre pestata a morte dal compagno di turno, un energumeno che alzava le mani anche su di lui ancora bimbo, le era morta tra le braccia.
Non doveva più pensarci, ora lui odiava tutti e avrebbe giocato a suo modo con chiunque avesse preso di mira, magari solo per aver osato incrociare il suo sguardo.
Chinatosi nuovamente ecco un rumore ben distinto, poi un 'altro e un 'altro ancora.
I coperchi dei loculi accanto si aprivano e da ognuna di esse in sequenza usciva una sagoma bianca
con lunghe braccia protese e passo stentato si avvicinavano verso di lui.
Paralizzato dal terrore non un suono fuoriuscì dalla sua bocca e qualcosa di caldo bagnava le sue gambe, piscio, era piscio che non riusciva a trattenere.
Mani ossute gli sfioravano il viso, aliti di morte soffiavano sul suo terreo viso.
-Non osare toccare ciò che non t'appartiene-
Dissero all'unisono
-Prometti e ti lasceremo andare, altrimenti verrai a farci compagnia, c'è posto accanto a noi anche per te, non si sta male tra i vermi che ti solleticano il culo, in fondo tu lo sei già di tuo -
-Pro pro metto, abbiate pietà, lasciatemi andare, andrò lontano e non sentirete mai più parlare di me-.
Fu cosi che Re Flusso riuscì a sbarazzarsi dell'incauto ladro senza sfiorarlo con un dito, la paura aveva fatto il resto.
Nella fuga si era pure cacato addosso, non avrebbe più osato mettere piede nel regno delle Tortillas.
Il silenzio del luogo era spezzato da un sonoro russare proveniente dalla camera del reggente, proprietario del castello e di tutto il regno.
Re Flusso, stimato e rispettato dai suoi sudditi, paziente e saggio riusciva a risolvere con facilità l'irrisolvibile dei suoi sudditi che lui considerava come fossero figli suoi e come dimostrazione d'affetto, aveva organizzato quella grandiosa festa dove tutti si erano rimpinzati a piacimento.
Nonostante l'ambiente familiare c'era qualcuno che tramava per danneggiare la credibilità e l'autorevolezza di Re Flusso.
Era un losco individuo che cambiava sembianze nel frammento d'un attimo, un multi simbionte che riusciva a fare il bello e il cattivo tempo ovunque posasse le sue famigerate grinfie.
Non v'era luogo che non avesse inquinato con le sue malefatte, compresi i cimiteri dei dintorni, tant'è che neppure i morti potevano riposare in pace.
Trafugando identità dai loculi se ne impossessava per le sue camaleontiche bravate senza che i poveri defunti, essendo morti, potessero protestare.
Re Flusso non era fesso, aveva compreso e individuato da tempo l'incauto simbionte ma non voleva esporre il suo intendimento di acciuffarlo con le mani nel sacco, eccetto con alcuni suoi fedelissimi
che avrebbero avuto un ruolo speciale nella faccenda.
Durante quella lunga notte al cimitero del regno, un silenzio tombale avvolgeva quel luogo di riposo eterno.
Qualcuno scavalcato il cancello con agilità felina, s'apprestava a raggiungere loculi ancora freschi di sepoltura.
Ivi giunto e chinatosi a depredare i nomi incisi s'immobilizzò tendendo l'orecchio, qualcosa di strano lo aveva disturbato, un movimento fugace, un ombra lo aveva sfiorato.
Forse la sua immaginazione galoppava in quel contesto, non aveva mai avuto paura in tutta la sua vita, tranne quella volta che aveva visto sua madre pestata a morte dal compagno di turno, un energumeno che alzava le mani anche su di lui ancora bimbo, le era morta tra le braccia.
Non doveva più pensarci, ora lui odiava tutti e avrebbe giocato a suo modo con chiunque avesse preso di mira, magari solo per aver osato incrociare il suo sguardo.
Chinatosi nuovamente ecco un rumore ben distinto, poi un 'altro e un 'altro ancora.
I coperchi dei loculi accanto si aprivano e da ognuna di esse in sequenza usciva una sagoma bianca
con lunghe braccia protese e passo stentato si avvicinavano verso di lui.
Paralizzato dal terrore non un suono fuoriuscì dalla sua bocca e qualcosa di caldo bagnava le sue gambe, piscio, era piscio che non riusciva a trattenere.
Mani ossute gli sfioravano il viso, aliti di morte soffiavano sul suo terreo viso.
-Non osare toccare ciò che non t'appartiene-
Dissero all'unisono
-Prometti e ti lasceremo andare, altrimenti verrai a farci compagnia, c'è posto accanto a noi anche per te, non si sta male tra i vermi che ti solleticano il culo, in fondo tu lo sei già di tuo -
-Pro pro metto, abbiate pietà, lasciatemi andare, andrò lontano e non sentirete mai più parlare di me-.
Fu cosi che Re Flusso riuscì a sbarazzarsi dell'incauto ladro senza sfiorarlo con un dito, la paura aveva fatto il resto.
Nella fuga si era pure cacato addosso, non avrebbe più osato mettere piede nel regno delle Tortillas.