Ponte vecchio
Scossi il cerchio,
d'inchino flesso passò oltre le rive.
T'incontrai ancora,
nella cornice dei glicini.
L'Arno se ne andò verso illusi tramonti.
Se ne andò sonnecchiando sotto gli archi.
Attesi i tuoi passi.
Svanirono sulle murate le mie attese.
Nella cecità t'osservai ridere,
tarda fu la sera di San Frediano.
Mossero il selciato ruote disegnate,
i lampioni s'abbassarono su vetrine bagnate.
Presi tempere,
solcai i fili dell'ignoto,
impressi momenti,
scacciai tormenti.
Pioggia venne.
Lasciai bagnare il corpo
in un diluvio d'evanescenze.
Evanescente divenne il colore
nelle figure sciolte in cere.
Scossi il cerchio
e nel cerchio impressi l'anima.
Appeso.
Sospeso.
Incompreso.
Mi ritrovai a esser io,
fra polverosi ricordi abbandonato,
di me stesso disegno e immagine
che mai alcuno acquistò.
«Spenge luci il Ponte Vecchio,
serra stipiti antica bottega,
nel girar di chiave.
Ancora un giorno è trascorso
e io son lì in attesa di vender me stesso dopo l'alba che verrà»