Reportage dalla Terra
Il Buon Dio chiamò a raccolta gli angeli che si presentarono in uno sfarfallio di tuniche ed un fruscio d’ali.
“E’ un po’ di tempo, che nessuno si degna di informarmi su come vanno le cose nei miei territori”
“Tutto bene, Buon Dio, tutto funziona secondo i vostri ordini: elettroni, protoni, neutroni. Stelle, pianeti: non c’è una virgola che sia una virgola fuori posto” disse il Capo degli Angeli, coordinatore di tutte le galassie.
Il Buon Dio si mostrò soddisfatto, ma, tra i peli della barba, bofonchiò “Vorrei vedere…”
Alcuni degli angeli si fecero piccoli, piccoli per la paura di venire interrogati, non perché non fossero preparati (come certi studenti a scuola) ma perché non piace a nessuno dare cattive notizie. Tutti sapevano che al Buon Dio l’Universo interessava relativamente ma la sua passione, la sua debolezza, il suo orgoglio era quel piccolo punto opaco che girava intorno al Sole, allegro, presuntuoso ed incosciente. Lui lo chiamava “il mio giardino” perché era verde e fiorito ed aveva acque azzurre e fresche e dove la sua divina fantasia si era sbizzarrita in forme , colori e suoni e non era gelido e morto come le stelle e gli altri pianeti ma pullulava di vita vegetale ed animale. Ma, soprattutto, lì viveva il suo capolavoro: quello per cui aveva fatto tutto il
resto: l’animale verticale, l’Uomo. Lo aveva costruito pazientemente in secoli e millenni, partendo da forme di vita insignificanti, via, via, più progredite fino alla perfezione animale. Allora, solo allora, ne aveva fatto un’altra cosa: un essere disubbidiente, capace di trasgredire, cioè LIBERO.
Un birichino di quattro cotte che, in ventimila anni di vita ( una bazzecola cosmica), ne aveva combinate di tutti i colori, roba da far pentire di averlo fatto qualunque altro che non fosse il Buon Dio.
Ma il Buon Dio, invece, più ne combinava e più lo amava, sicuro che, un giorno, avrebbe finalmente messo la testa a posto e l’Armonia sarebbe regnata per sempre, su tutto l’Universo per la felicità sua e dell’adorato figlio Uomo.
La domanda quindi, non ancora formulata, veleggiava nell’aria come una barchetta che presto sarebbe approdata.
“ E la Terra?” chiese il Buon Dio con la solita trepidazione, ”Qui qualcuno ha bisogno di lavarsi le orecchie” aggiunse con il viso incavolato di chi non è uso a ripetere le domande.
Il responsabile per la Terra si fece avanti, con un coraggio che gli altri gli invidiarono,
“E allora?”
“Allora rivoluzioni, odi, vendette, orrori di ogni genere, meschinità, calunnie, ingiustizie e lacrime, lacrime, lacrime...”
“E i miei , che fanno i miei?”
Pregano in Chiesa, ti invocano ma dicono che tu non li ascolti”
“Vuoi dire che ce l’hanno con me? Ma è stato l’ Uomo a scegliere, con la Libertà che gli ho donato e ora nessuno mi può chiedere di intervenire”.
Il povero Buon Dio, se ne stette mortificato e un angioletto gli si sedette sulle ginocchia per consolarlo con il suo amore.
Il Buon Dio chiamò a raccolta gli angeli che si presentarono in uno sfarfallio di tuniche ed un fruscio d’ali.
“E’ un po’ di tempo, che nessuno si degna di informarmi su come vanno le cose nei miei territori”
“Tutto bene, Buon Dio, tutto funziona secondo i vostri ordini: elettroni, protoni, neutroni. Stelle, pianeti: non c’è una virgola che sia una virgola fuori posto” disse il Capo degli Angeli, coordinatore di tutte le galassie.
Il Buon Dio si mostrò soddisfatto, ma, tra i peli della barba, bofonchiò “Vorrei vedere…”
Alcuni degli angeli si fecero piccoli, piccoli per la paura di venire interrogati, non perché non fossero preparati (come certi studenti a scuola) ma perché non piace a nessuno dare cattive notizie. Tutti sapevano che al Buon Dio l’Universo interessava relativamente ma la sua passione, la sua debolezza, il suo orgoglio era quel piccolo punto opaco che girava intorno al Sole, allegro, presuntuoso ed incosciente. Lui lo chiamava “il mio giardino” perché era verde e fiorito ed aveva acque azzurre e fresche e dove la sua divina fantasia si era sbizzarrita in forme , colori e suoni e non era gelido e morto come le stelle e gli altri pianeti ma pullulava di vita vegetale ed animale. Ma, soprattutto, lì viveva il suo capolavoro: quello per cui aveva fatto tutto il
resto: l’animale verticale, l’Uomo. Lo aveva costruito pazientemente in secoli e millenni, partendo da forme di vita insignificanti, via, via, più progredite fino alla perfezione animale. Allora, solo allora, ne aveva fatto un’altra cosa: un essere disubbidiente, capace di trasgredire, cioè LIBERO.
Un birichino di quattro cotte che, in ventimila anni di vita ( una bazzecola cosmica), ne aveva combinate di tutti i colori, roba da far pentire di averlo fatto qualunque altro che non fosse il Buon Dio.
Ma il Buon Dio, invece, più ne combinava e più lo amava, sicuro che, un giorno, avrebbe finalmente messo la testa a posto e l’Armonia sarebbe regnata per sempre, su tutto l’Universo per la felicità sua e dell’adorato figlio Uomo.
La domanda quindi, non ancora formulata, veleggiava nell’aria come una barchetta che presto sarebbe approdata.
“ E la Terra?” chiese il Buon Dio con la solita trepidazione, ”Qui qualcuno ha bisogno di lavarsi le orecchie” aggiunse con il viso incavolato di chi non è uso a ripetere le domande.
Il responsabile per la Terra si fece avanti, con un coraggio che gli altri gli invidiarono,
“E allora?”
“Allora rivoluzioni, odi, vendette, orrori di ogni genere, meschinità, calunnie, ingiustizie e lacrime, lacrime, lacrime...”
“E i miei , che fanno i miei?”
Pregano in Chiesa, ti invocano ma dicono che tu non li ascolti”
“Vuoi dire che ce l’hanno con me? Ma è stato l’ Uomo a scegliere, con la Libertà che gli ho donato e ora nessuno mi può chiedere di intervenire”.
Il povero Buon Dio, se ne stette mortificato e un angioletto gli si sedette sulle ginocchia per consolarlo con il suo amore.