Ascoltami, Signore,
quando non ti parlo tanto per parlare
o per propormi a Tua misericordia,
quando le parole diventano preghiere
nel mentre intere arrivano stremate
dal profondo di questo benedetto cuore
che una volta almeno io dovrò scrutare
per vedere se davvero è solo rossa carne.
Ascoltami, Signore,
e fa niente se stasera, solo questa sera,
ti toccherà distrarre gli occhi dalle bombe,
da umane tristezze e solitudini perenni,
da ammalati e peccatori sfortunati,
dagli eminenti Tuoi ministri ingrati,
da acque e valli condannate alla deriva,
dalle dieci Leggi che si pensava eterne.
Ascoltami, Signore,
poiché le guerre, adesso l’ho capito,
sono anche dentro chi si sente immune,
stanno annidate tra quelle polveri sputate
dall’inno a certa presuntuosa convinzione
d’esser lui capace a detener giustizia e pace.
Io che ti parlo sono solo in mezzo a tanti, soli,
e insieme agli altri attendo un tuo segnale.
*
Anno di stesura 2006
Tratta da “Appena finirà di piovere” (Global Press Italia 06/2010)
Poesia pubblicata sul mensile di cultura IL SAGGIO 01/2008