Quanto dura un giorno, alcune volte sembra che le ore siano dilatate in un tempo irreale, senza tempo, non quantificabile da nessuna clessidra.
E tu con la testa tra le mani, ti arrovelli cercando a tutto questo una spiegazione plausibile.
Ma non la trovi, piuttosto la inventi, ne scrivi la sceneggiatura, ma i dialoghi sono muti, perché non trovi nemmeno le parole.
E sgrani gli occhi su di lei, sulla tua vita, la scruti, ne delimiti i contorni e quel disegno sembra uno schizzo mal riuscito, disegnato da mani guidate alla cieca.
Ed ecco che si palesa la solitudine,
senti questo fiato gelido che ti soffia sulla fronte e abbassi lo sguardo, lo senti tutto.
Si, perché sai che non sei solo se ti manca una presenza, sei solo se non hai nessuno con cui confidarti.
Nessuno che ti guardi con aria amica e benevola, che vivaddio ti ascolti e serbi con te i tuoi segreti.
No non c'è nessuno che sia degno di considerarsi tale.
Tutti mendaci,
falsi come l'oro di Bologna che essendo falso, annerisce dalla vergogna.
Ecco la solitudine cos'è,
un vicolo cieco che non sbuca su nessuna luce.
Brancoli da sola nel buio dei tuoi pensieri e i sogni, te li tieni per te tanto a chi interessano?
Agli amici?
E dove sono?
Ma soprattutto chi sono?
Chi ti fa compagnia facendo due passi, prendendo un caffè al bar? No, quella è compagnia, frequentazione, molto, molto meno dell'amicizia.
Un altro binario, parallelo, ma morto, fermo, senza destinazione. E di nuovo abbassi lo sguardo e constati che essere soli non è un destino, ma una destinazione.
Sei come la posa del caffè al fondo di una tazza, rimani la sotto non vieni in superficie neanche capovolgendola.
Ma rimani giù perché sei pesante, spessa, voluminosa e certe consistenze non è da tutti sopportarle.
Esseri troppo esili per reggerti, tu sei tanta e molteplice.
La gente non ama le complessità,
si scoccia, sono presi tutti dai loro arrivismi, scalate sociali, guadagni monetari, in una parola, dalle loro infelicità.
Tu invece, vuoi guardarla in faccia la felicità, vuoi sbarrargli la strada e incastrarla,
sfidandola con lo sguardo fiero e senza mollare la presa.
Come uno spasimante, che se molla solo un attimo la sua bella, rischia che finisca tra le braccia di un altro, che non sei tu.
E tu la vuoi la felicità.
La rincorri, come fa una guardia con il suo ladro.
Come una gazza il suo lingotto d'oro, attirata da quel bagliore magnetico,simile al sole di fine maggio.
E diventi una sua stalker,
stabilisci la strada, studi il percorso su google maps e diventi una stratega, tipo Otto Von Bismarck.
Hai pianificato tutto,
anche le variabili indipendenti da te e punti dritta all'obiettivo: essere felice.
Che importa sola o in compagnia,
l'importante è la gioia finale e duratura.
Che non conosci bene,
sei sempre scesa a patti con la vita,
accettando compromessi più o meno sopportabili.
Ad un certo punto pensavi di essere stata furba,
hai accettato una scorciatoia,
per non lottare, per non soffrire,
per non vivere.
E hai vissuto una "non vita, una non te".
E ora, ora ne paghi lo scotto.
Perché non si accettano scelte comode,
si deve affrontare la salita, poi da lassù, perché ci arrivi,
il panorama è mozzafiato,
un amplesso mentale.
E godi del cielo terso e trasparente,
ci arrivi col gomito a sfiorarlo,
guardi negli occhi le nuvole che lo disegnano,
solo loro lo fanno bene e respiri aria pulita,
all'odor di brezza primaverile.
E li solo li,
avverti che non sei sola,
perché non hai bisogno di nessuno,
ti sei lasciata dietro la sofferenza al cubo e avverti la felicità all'ennesima frequenza.
Questo è il tuo progetto, il sogno fuori dal cassetto, poveretto lasciato nel cassetto.
La felicità, di essere te stessa, unica, speciale.
E non hai bisogno di nessuno che te lo dica, tu sai di esserlo. Come il cielo sa di essere unico, speciale, perché è il cielo.
E tu con la testa tra le mani, ti arrovelli cercando a tutto questo una spiegazione plausibile.
Ma non la trovi, piuttosto la inventi, ne scrivi la sceneggiatura, ma i dialoghi sono muti, perché non trovi nemmeno le parole.
E sgrani gli occhi su di lei, sulla tua vita, la scruti, ne delimiti i contorni e quel disegno sembra uno schizzo mal riuscito, disegnato da mani guidate alla cieca.
Ed ecco che si palesa la solitudine,
senti questo fiato gelido che ti soffia sulla fronte e abbassi lo sguardo, lo senti tutto.
Si, perché sai che non sei solo se ti manca una presenza, sei solo se non hai nessuno con cui confidarti.
Nessuno che ti guardi con aria amica e benevola, che vivaddio ti ascolti e serbi con te i tuoi segreti.
No non c'è nessuno che sia degno di considerarsi tale.
Tutti mendaci,
falsi come l'oro di Bologna che essendo falso, annerisce dalla vergogna.
Ecco la solitudine cos'è,
un vicolo cieco che non sbuca su nessuna luce.
Brancoli da sola nel buio dei tuoi pensieri e i sogni, te li tieni per te tanto a chi interessano?
Agli amici?
E dove sono?
Ma soprattutto chi sono?
Chi ti fa compagnia facendo due passi, prendendo un caffè al bar? No, quella è compagnia, frequentazione, molto, molto meno dell'amicizia.
Un altro binario, parallelo, ma morto, fermo, senza destinazione. E di nuovo abbassi lo sguardo e constati che essere soli non è un destino, ma una destinazione.
Sei come la posa del caffè al fondo di una tazza, rimani la sotto non vieni in superficie neanche capovolgendola.
Ma rimani giù perché sei pesante, spessa, voluminosa e certe consistenze non è da tutti sopportarle.
Esseri troppo esili per reggerti, tu sei tanta e molteplice.
La gente non ama le complessità,
si scoccia, sono presi tutti dai loro arrivismi, scalate sociali, guadagni monetari, in una parola, dalle loro infelicità.
Tu invece, vuoi guardarla in faccia la felicità, vuoi sbarrargli la strada e incastrarla,
sfidandola con lo sguardo fiero e senza mollare la presa.
Come uno spasimante, che se molla solo un attimo la sua bella, rischia che finisca tra le braccia di un altro, che non sei tu.
E tu la vuoi la felicità.
La rincorri, come fa una guardia con il suo ladro.
Come una gazza il suo lingotto d'oro, attirata da quel bagliore magnetico,simile al sole di fine maggio.
E diventi una sua stalker,
stabilisci la strada, studi il percorso su google maps e diventi una stratega, tipo Otto Von Bismarck.
Hai pianificato tutto,
anche le variabili indipendenti da te e punti dritta all'obiettivo: essere felice.
Che importa sola o in compagnia,
l'importante è la gioia finale e duratura.
Che non conosci bene,
sei sempre scesa a patti con la vita,
accettando compromessi più o meno sopportabili.
Ad un certo punto pensavi di essere stata furba,
hai accettato una scorciatoia,
per non lottare, per non soffrire,
per non vivere.
E hai vissuto una "non vita, una non te".
E ora, ora ne paghi lo scotto.
Perché non si accettano scelte comode,
si deve affrontare la salita, poi da lassù, perché ci arrivi,
il panorama è mozzafiato,
un amplesso mentale.
E godi del cielo terso e trasparente,
ci arrivi col gomito a sfiorarlo,
guardi negli occhi le nuvole che lo disegnano,
solo loro lo fanno bene e respiri aria pulita,
all'odor di brezza primaverile.
E li solo li,
avverti che non sei sola,
perché non hai bisogno di nessuno,
ti sei lasciata dietro la sofferenza al cubo e avverti la felicità all'ennesima frequenza.
Questo è il tuo progetto, il sogno fuori dal cassetto, poveretto lasciato nel cassetto.
La felicità, di essere te stessa, unica, speciale.
E non hai bisogno di nessuno che te lo dica, tu sai di esserlo. Come il cielo sa di essere unico, speciale, perché è il cielo.
