Il Faro troneggia sul suo piedistallo fermo,
ma non immobile,
gira e sembra che perlustri attentamente il circondario,
fino a scandagliare il cielo intorno a lui.
E come un gabbiano dalle ali gigantesche,
si solleva sempre più in alto
guardando giù, il mare.
Cerca qualcuno che ha perso e volteggia con calma costante, sorvolando tutt'intorno.
Il faro è lì che fiducioso aspetta e nel frattempo brilla,
nel cielo, come un gabbiano sul mare.
Ed io osservo quella magia
pensando alla mia di magia,
che tu mi hai donato
un giorno di tanto tempo fa,
quando io ero un'altra, diversa dalla me di oggi.
Dal primo giorno che ti ho visto,
ti ho amato, sapendolo e avendone la consapevolezza.
Ti guardavo sognante e percepivo che i nostri cuori si conoscessero da sempre e da prima,
da molto tempo prima di ricongiungersi.
Ma avvertivo quel malessere in te,
che volevo alleggerire
portandolo un po' sulle mie spalle e provare a manipolarlo,
tanto da cambiarne i tratti.
Avrei voluto curarlo,
coccolarlo e accarezzarlo,
per addolcirlo un po' per non farti sentire il suo odore acre.
Volevo tenderti una mano,
tutte le volte che sentivi di sprofondare nel baratro del tuo destino, desideravo che bastassero le mie due mani,
unite nel farlo.
Ora mi siedo e guardo la tua foto,
ti racconto sempre le stesse cose da anni;
non sono cambiate
nemmeno io lo sono,
se penso a te.
E ti racconto di quanto io senta la tua mancanza,
immensa quanto una prateria,
ma senza i suoi colori;
vorrei delimitarne i contorni,
ma il suo perimetro è invisibile.
Ho scritto su di te e ora mentre scrivo,
rileggo tutte le pagine e ammetto che tu rimani il mio libro più bello.
Se dovessi descrivere la tua assenza,
la vedrei come un edificio dai muri bianchi come fantasmi,
dove non ci sono arredi,
ne' quadri alle pareti,
nessuna voce nel corridoio e senza risate.
Vi scorgo solo i tuoi occhi e quello sguardo non l'ho trovato in nessuno;
come ti guardavo io,
non ti vedevano gli altri.
Mi hai fatto sentire unica,
indispensabile,
non recitavo la parte della persona felice,
perche' lo ero,
se c'eri tu.
Mi bastavi solo tu.
Ora no,
non so più cosa sia la felicita',
ho smarrito la strada per raggiungerla
e il sentiero e' ormai chiuso.
Vorrei sentire almeno il cielo vicino,
ma ho perduto anche quello,
insieme lo guardavamo spesso e speravamo di averlo dalla nostra parte.
Mi e' rimasto solo il cuore dove rifugiarmi,
chiuso come un forziere senza serratura.
Laggiù mi fai compagnia,
in giornate dense e colme della tua assenza.
E ti custodisco,
ti sento fino quasi a vederti nitidamente.
E sorrido,
perche' li' vi scorre tutta la tua vita
e ti lascio vivere.
(A mia madre)
ma non immobile,
gira e sembra che perlustri attentamente il circondario,
fino a scandagliare il cielo intorno a lui.
E come un gabbiano dalle ali gigantesche,
si solleva sempre più in alto
guardando giù, il mare.
Cerca qualcuno che ha perso e volteggia con calma costante, sorvolando tutt'intorno.
Il faro è lì che fiducioso aspetta e nel frattempo brilla,
nel cielo, come un gabbiano sul mare.
Ed io osservo quella magia
pensando alla mia di magia,
che tu mi hai donato
un giorno di tanto tempo fa,
quando io ero un'altra, diversa dalla me di oggi.
Dal primo giorno che ti ho visto,
ti ho amato, sapendolo e avendone la consapevolezza.
Ti guardavo sognante e percepivo che i nostri cuori si conoscessero da sempre e da prima,
da molto tempo prima di ricongiungersi.
Ma avvertivo quel malessere in te,
che volevo alleggerire
portandolo un po' sulle mie spalle e provare a manipolarlo,
tanto da cambiarne i tratti.
Avrei voluto curarlo,
coccolarlo e accarezzarlo,
per addolcirlo un po' per non farti sentire il suo odore acre.
Volevo tenderti una mano,
tutte le volte che sentivi di sprofondare nel baratro del tuo destino, desideravo che bastassero le mie due mani,
unite nel farlo.
Ora mi siedo e guardo la tua foto,
ti racconto sempre le stesse cose da anni;
non sono cambiate
nemmeno io lo sono,
se penso a te.
E ti racconto di quanto io senta la tua mancanza,
immensa quanto una prateria,
ma senza i suoi colori;
vorrei delimitarne i contorni,
ma il suo perimetro è invisibile.
Ho scritto su di te e ora mentre scrivo,
rileggo tutte le pagine e ammetto che tu rimani il mio libro più bello.
Se dovessi descrivere la tua assenza,
la vedrei come un edificio dai muri bianchi come fantasmi,
dove non ci sono arredi,
ne' quadri alle pareti,
nessuna voce nel corridoio e senza risate.
Vi scorgo solo i tuoi occhi e quello sguardo non l'ho trovato in nessuno;
come ti guardavo io,
non ti vedevano gli altri.
Mi hai fatto sentire unica,
indispensabile,
non recitavo la parte della persona felice,
perche' lo ero,
se c'eri tu.
Mi bastavi solo tu.
Ora no,
non so più cosa sia la felicita',
ho smarrito la strada per raggiungerla
e il sentiero e' ormai chiuso.
Vorrei sentire almeno il cielo vicino,
ma ho perduto anche quello,
insieme lo guardavamo spesso e speravamo di averlo dalla nostra parte.
Mi e' rimasto solo il cuore dove rifugiarmi,
chiuso come un forziere senza serratura.
Laggiù mi fai compagnia,
in giornate dense e colme della tua assenza.
E ti custodisco,
ti sento fino quasi a vederti nitidamente.
E sorrido,
perche' li' vi scorre tutta la tua vita
e ti lascio vivere.
(A mia madre)