L’universo, creatore e creato
Ecco il resoconto del pensiero universale di colui che crede nell’organizzazione voluta del caos…
Il fulcro di tale pensiero risiede nella differenza tra immantinente (ciò che abbiamo in mano) e trascendente. La scienza è considerata elemento immantinente dell’esperienza umana, cioè fondata su assiomi che dimostrano teoremi, in tal modo le regole spiegano e lo fanno obbligatoriamente spiegando tutto quello che è frutto di scoperta e sperimentazione.
Lo scienziato ateo spiega l'universo attraverso le “regole” forse dimenticando che esse non trovano a volte corrispondenza reale, per esempio la matematica e il concetto di infinito, il fisico studia il finito e non ciò che non ha limite. Colui che cerca di spiegare la natura universale attraverso lo studio metodico forse non troverà mai nulla di concreto perché le scoperte non sono altro che l'input dato dal creatore all'uomo.
Nulla prima esiste se non dopo quell'intuizione che forma assiomi e quindi teoremi.
In tal caso il progresso avviene tramite quella trascendenza che da origine ai teoremi.
Quindi potremmo definire questa percezione dello scienziato come comando che avviene tramite il volere del Creatore e non tramite lo studio delle regole conosciute e se la scienza accetta la sperimentazione e le invenzioni, se esse prima non avevano esistenza, da dove provengono se non dalla trascendenza stessa della conoscenza.
Il concetto del sub universo presente in noi, che darebbe sentore e percezione di quell'appartenenza universale al tutto-universo, indica la via della conoscenza che non avviene tramite lo studio delle pietre ma attraverso l'osservazione del cielo, dell'universo e delle forze che legano ogni "spin" cioè ogni particella rotante che forma la materia e che essendo essa stessa concetto di spazio-tempo apre la porta verso quella curvatura dimensionale che potrebbe spiegare molto del perché e del come tutto è composto e da quale origine trae fondamento.
Se per sperimentare e teorizzare attraverso gli assiomi devo avere quella "scintilla creativa" essa obbligatoriamente trascende dalle regole e dai teoremi già scritti e quindi va sopra l'immantinente che non può progredire senza l'input del nuovo che viene scoperto e lo può fare solo attraverso la trascendenza dettata dal volere di un Creatore universale che sottende.
La scienza è “colei” che deve saper spiegare la vita e i suoi perché e questo lo ha sempre fatto attraverso le intuizioni di uomini che hanno attinto oltre il secchio del conosciuto e del saputo per andare al di là dei limiti umani.
Ecco perché credere in un universale Creatore latore di quell'input che in noi si innesca in quanto noi stessi siamo sub universo e rechiamo in simbiosi con il tutto il messaggio generale che è alla base del tutto stesso e di ciò che impropriamente forse chiamiamo Universo.
Ecco il resoconto del pensiero universale di colui che crede nell’organizzazione voluta del caos…
Il fulcro di tale pensiero risiede nella differenza tra immantinente (ciò che abbiamo in mano) e trascendente. La scienza è considerata elemento immantinente dell’esperienza umana, cioè fondata su assiomi che dimostrano teoremi, in tal modo le regole spiegano e lo fanno obbligatoriamente spiegando tutto quello che è frutto di scoperta e sperimentazione.
Lo scienziato ateo spiega l'universo attraverso le “regole” forse dimenticando che esse non trovano a volte corrispondenza reale, per esempio la matematica e il concetto di infinito, il fisico studia il finito e non ciò che non ha limite. Colui che cerca di spiegare la natura universale attraverso lo studio metodico forse non troverà mai nulla di concreto perché le scoperte non sono altro che l'input dato dal creatore all'uomo.
Nulla prima esiste se non dopo quell'intuizione che forma assiomi e quindi teoremi.
In tal caso il progresso avviene tramite quella trascendenza che da origine ai teoremi.
Quindi potremmo definire questa percezione dello scienziato come comando che avviene tramite il volere del Creatore e non tramite lo studio delle regole conosciute e se la scienza accetta la sperimentazione e le invenzioni, se esse prima non avevano esistenza, da dove provengono se non dalla trascendenza stessa della conoscenza.
Il concetto del sub universo presente in noi, che darebbe sentore e percezione di quell'appartenenza universale al tutto-universo, indica la via della conoscenza che non avviene tramite lo studio delle pietre ma attraverso l'osservazione del cielo, dell'universo e delle forze che legano ogni "spin" cioè ogni particella rotante che forma la materia e che essendo essa stessa concetto di spazio-tempo apre la porta verso quella curvatura dimensionale che potrebbe spiegare molto del perché e del come tutto è composto e da quale origine trae fondamento.
Se per sperimentare e teorizzare attraverso gli assiomi devo avere quella "scintilla creativa" essa obbligatoriamente trascende dalle regole e dai teoremi già scritti e quindi va sopra l'immantinente che non può progredire senza l'input del nuovo che viene scoperto e lo può fare solo attraverso la trascendenza dettata dal volere di un Creatore universale che sottende.
La scienza è “colei” che deve saper spiegare la vita e i suoi perché e questo lo ha sempre fatto attraverso le intuizioni di uomini che hanno attinto oltre il secchio del conosciuto e del saputo per andare al di là dei limiti umani.
Ecco perché credere in un universale Creatore latore di quell'input che in noi si innesca in quanto noi stessi siamo sub universo e rechiamo in simbiosi con il tutto il messaggio generale che è alla base del tutto stesso e di ciò che impropriamente forse chiamiamo Universo.