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Il treno della vita: destinazione ignota.

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Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

Il treno della vita: destinazione ignota
Piccola cellula smarrita, figlia di un incontro fatale. Immersa in un amnio. Inconsapevole di esistere. Minacciata di morte fin dall’inizio. E’ un corpo. Cresce. Si annida. Si copre di lanuggine. Si nutre. Si muove. E’ pronta a uscire. Ancora non sa e non vuole. Ma il destino è segnato: vivrà. Ma è lungo il percorso alla meta finale.
Capitolo primo: la madre. Il seno, il  latte, l’amore. Arrivano voci, rumori, odori. Fa freddo. Fa caldo. Piacere, paura. Sorrisi.
Capitolo secondo: è l’ora dell’io consapevole, diverso dal “fuori”. Bisogna andare, muoversi, mangiare. Spuntano i denti e le mani sanno afferrare e comincia pure a volere e a domandare. E anche a soffrire. Intorno c’è gente. Sempre più gente che acclama. Che batte le mani. Che parla. Che ride.
Capitolo terzo: è fatta, ormai è un maschio o una femmina. Lo scopre. Lo sa. Lo accetta. Ne avrà dei guai. Più tardi. Per ora va bene così.
Capitolo quarto: la notte. Paura del buio. Angoscia. Ninna nanna finita. Mamma è uscita. L’orsetto peluche è qui ma non basta.
Capitolo quinto: l’asilo. Quel posto strano, amichevole. Forse no. Qualcuno comanda. Altri piangono o anche urlano. Maestra? Chi è? Cosa vuole da me? Amico? Quel tipo che sta più vicino degli altri. Porge la mano sporca di pongo. Invita  a giocare. Ci sto? O no?
Capitolo sesto: la scuola. Qui non si scherza. Si deve studiare. Capire. E’ fatica sempre maggiore. Sono voti che fioccano. I primi giudizi sul proprio valore. I primi confronti con altri più bravi. Pagelle, consensi o sgridate. Si sale una scala. A piedi. Senza ascensore. Si arriva al top con sudore.
Capitolo settimo: l’amore. Cominciano i guai. Qualcuno ci guarda, ci ammira e ci piace. Oh quanto ci piace! Ma poi ci delude o non basta alla sete. Bisogna cercare più avanti, qualcosa di più. O anche di meno, chissà! La testa è confusa. Il corpo in allarme. Tempesta di  fuori e di dentro. Felici giornate d’attesa. O di scorno. Tutto sbagliato? Può darsi. Vedremo più avanti.
Capitolo ottavo: il lavoro. Qui non si scherza. Bisogna cercarlo. Nobilita l’uomo. Si dice. Più che altro bisogna campare. E’ fatica. Anche noia. E sudore copioso. E’ una gabbia da cui si esce solo alla sera (quando va bene). Cominciano i sogni notturni e diurni. Le mete lontane o vicine. Non più solo amici ma anche avversari da superare, come in un campo di calcio.
Capitolo nono: la morte di un nonno costringe a pensare. C’è ancora o non c’è? Dove è andato il suo amore per me? Mi manca il suo sguardo. Le prediche anche. Mi tocca riflettere. E’ questa la vita? Si muore?
Capitolo decimo: ormai è accertato, si muore. E allora bisogna cercare una soluzione al problema. Lasciare una traccia di noi in un figlio. Anche in due o in tre. O più. Ecco: la famiglia è arrivata. Un lui e una lei che si  amano, si scelgono, tra altre proposte d’amore. Ci vuole una casa. Comprarla o affittarla. Amarla. Arredarla. Denaro e fatica.
Capitolo undicesimo: I figli.  Emozioni a gogò. Consigli! Si fa così. Anzi no! Ecco è sbagliato. Si può riparare! Notti perdute. Sbadigli di giorno. Quel piccolo eroe nella culla ci fa impazzire. Ma lo amiamo. Oh se lo amiamo!
Capitolo dodicesimo: i figli crescono. Noi invecchiamo. Le forze calano. Le voglie no. La famiglia stringe. Si cerca fuori di casa qualcosa di nuovo che appaghi di più. Torna la nostalgia di vecchi amori di gioventù. Qualcuno attira, più giovane e bello. Si potrebbe ma…non so... forse che sì e forse che no. Ma quando è sì, cominciano le tempeste. “Tu non mi ami più!” E allora sorge la domanda: cos’è l’amore? E’ quella vampa? E’ quel calore?
Capitolo tredicesimo: il tempo stringe. Molti se ne sono andati. Dove? Ci si domanda ancora una volta, ma ora con maggiore intensità e ansia perché ci riguarda più da vicino. E il tempo accelera la sua corsa. Lo specchio conferma. Antipatico e crudele.
Capitolo quattordicesimo: arriva la consolazione. Qualcuno ci chiama nonno o nonna. E’ il ripetersi di una esperienza ma con meno  fatica e responsabilità. I capricci si rimandano al mittente. Fioccano le fiabe e le ninne nanne. E gelati e gelati e piccoli vizi da offrire, con ricambi in amore. Arriva qualche lacrima, questa volta, è di gioia. La vita pare ricominciare ma è pura illusione perché il Tempo continua ad andare.
Capitolo quindicesimo: i nipotini sono, ormai, soltanto nipoti e si stanno allontanando da noi presi dai loro studi e dai loro amori: fotocopia dei loro genitori. La vecchiaia è arrivata con tutto il suo bagaglio di acciacchi e di malinconie. Impazzano le fotografie e i vecchi filmini del tempo andato. I coetanei cominciano ad andarsene dalla nostra vita. Pochi ci telefonano ancora per dirci  come stanno. Male naturalmente. Si fa  a gara a chi sta peggio, con qualche risatina per fare finta che invece no, non è così grave.
Capitolo sedicesimo: si scopre Internet. I figli regalano un  computer. Chi non ha l’artrosi alle dita ne approfitta golosamente. Ci si infogna, in incognito. Si può raccontare la propria vita, paragonarla  a quella degli altri. Tirare fuori l’anima, fingere di essere ancora giovani, Innamorare. Innamorarsi. Comunicare l’anima o riempire lo spazio di bugie o di sogni o di incubi da scaricare  a chi se li prende per sé. Illusione di una nuova vita aggiuntiva come se la precedente fosse finita.
Capitolo diciassettesimo: Il tempo incalza, si accorcia, passa velocissimo. Non esiste la noia ma inizia un’angoscia nuova. Sempre più frequente la domanda: ma esiste l’Aldilà? Un tempo non era così importante saperlo. “Sia come deve essere” si diceva. Ora i fedeli si stringono al petto la loro Fede difendendola da ogni dubbio possibile e tentatore. E gli atei, con un  cervello ormai danneggiato, cercano qualche  scappatoia alla loro, non più robusta, razionalità. E se invece fosse?  Molti ci credono e non è detto che siano stupidi. E giù libri che cercano, che spiegano, che illustrano e persone che credono e che possono convincere. Bisogna  ammettere che i credenti non hanno quella maledetta paura di…
Capitolo diciottesimo:  di morire? Ecco la parola è stata detta.  E l’angoscia relativa assomiglia  a quella del bambino piccolo, rimasto solo al buio, ad affrontare la notte senza la mamma vicino. Ci si vergogna un poco della propria paura, di quella perdita di sicurezza nei propri principi  e valori, nella scienza e anche nella filosofia. Che mai si sarebbe potuta sospettare prima. Ma dove sono andato a finire “io”?  E chi ero o chi sono “io”? Fosse che fosse che ho sprecato la vita? Che  ho vissuto, tra drammi e commedie, senza contatti con la vera Realtà?
Capitolo diciannovesimo:  è arrivata l’ora del bastone. Bisogna appoggiarsi a qualcosa. Si potrebbe cadere e accelerare la fine. Si presentano minacciose alla fantasia le corsie di un ospedale o di una di quelle case per vecchi non più autosufficienti, dove si finisce, addirittura, per desiderare quello che prima si paventava. Ma si vorrebbe anche appoggiarsi a qualcuno che ci ama o che forse  piuttosto ci amava quando eravamo belli, sani, intelligenti, produttivi, amorevoli. Ma ora cosa siamo? Cerchiamo di capirlo. Un corpo malandato certo. Una mente annebbiata, ancora più sicuro. E poi? E poi? Cosa altro c’è? Dentro di me e fuori di me,  e…altrove?
Capitolo ventesimo. Ultimo per la precisione. Sta scoccando l’ora della fine (o dell’inizio di un’altra forma di vita?) Si cerca una mano che ci aiuti a passare da quell’altra parte che forse c’è e forse non c’è. Che ci dica che siamo ancora amati, almeno un poco, e che mancheremo almeno a qualcuno.
Il treno è arrivato a destinazione.

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Giancarlo Gravili

Giancarlo Gravili
Admin Master & Commander
Admin Master & Commander

L'abbecedario della vita letto in treno. Dalla a alla z o dall'uno al venti e lo stile telegrafico funziona, rende perfettamente l'idea degli scatti della vita e li fotografa attraverso le righe del racconto facendoli vedere e capire al lettore senza andare oltre. Non c'è bisogno d'andare oltre. La tua vita così diviene un vecchio rullino fotografico carico d'istantanee che nella normalità sono la quotidianità dello scorrere di quel rullino e... e intanto il treno partito dalla stazione, nel mentre non guardavamo scorrere le nostre istantanea dal finestrino della vita, è giunto alla fine e noi vorremmo ripartire nuovamente...

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Genoveffa Frau

Genoveffa Frau
Master of Horse
Master of Horse

Il calendario dell'esistenza in capitoli che iniziano e terminano per poi riprendere in forme diverse ma che in fondo sono una parte di noi che rinnova il ciclo della vita, è proprio questa la preziosità da apprezzare in tutte le sue varie fasi!
Bravissima Lycia, una poesia di vita, gradevolissima lettura!Il treno della vita: destinazione ignota. Duwljc12

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