IL BAMBINO NEL CUORE
Il bambino era rimasto chiuso dentro quel cuore indurito e bussava, disperatamente.
L’adulto percepiva quei colpi come delle extrasistole e ne aveva parlato con il suo medico ma dall’ECG non risultava nulla di patologico.
Durante la notte, l’adulto era addirittura perseguitato da quei battiti anomali e, tra la veglia e il sonno, gli pareva di sentire piangere, implorare, qualche volta canticchiare delle strane melodie, simili a quelle che accompagnano le ninne nanne. Era così turbato da doversi alzare dal letto per correre alla scrivania e scrivere, alla tastiera del computer, delle struggenti poesie che gli causavano un’incredibile voglia di piangere e una nostalgia dei baci di sua madre e pure quelli di una certa ragazzina sua compagna di classe. Per quell’uomo solido e razionale, quelle lacrime rappresentavano una vera e propria vergogna. Se i suoi colleghi d’ufficio lo avessero visto passarsi la mano sulla guancia umida o avessero letto quelle poesie che non sembravano uscite da lui e che parlavano sempre d’amore!
D’amore ! Figuriamoci! Questa parola lo aveva sempre un po’ infastidito, come se fosse qualche cosa della quale valesse la pena di parlare! D’accordo, quando si era fidanzato, aveva dovuto sussurrare qualche parolina alla futura moglie come si usa nei film sentimentali. E aveva chiamato “amore” certe sue amanti delle quali a volte non ricordava più neppure il nome, tra un incontro e l’altro, e la parola veniva buona per non fare capire questa mancanza di memoria.
Eppure c’era certa gente, canzonieri, sedicenti poeti, scrittori, che anziché pensare alle cose serie ,perdevano il tempo a parlare, parlare di questo sentimento adatto al massimo ai ragazzini e alle fanciulline.
Quando il sonno lo richiamava al letto spegneva la luce e si addormentava-
In una di queste notti, lui sognò un bimbo che gli usciva dal torace causandogli un grande dolore- Accese la lampada appoggiata sul comodino e si vide grondante di sudore. Il respiro gli mancava e la voce con la quale avrebbe voluto chiamare aiuto era strozzata. Capì che era la fine. Il bimbo, finalmente liberato, morì con lui.
Il bambino era rimasto chiuso dentro quel cuore indurito e bussava, disperatamente.
L’adulto percepiva quei colpi come delle extrasistole e ne aveva parlato con il suo medico ma dall’ECG non risultava nulla di patologico.
Durante la notte, l’adulto era addirittura perseguitato da quei battiti anomali e, tra la veglia e il sonno, gli pareva di sentire piangere, implorare, qualche volta canticchiare delle strane melodie, simili a quelle che accompagnano le ninne nanne. Era così turbato da doversi alzare dal letto per correre alla scrivania e scrivere, alla tastiera del computer, delle struggenti poesie che gli causavano un’incredibile voglia di piangere e una nostalgia dei baci di sua madre e pure quelli di una certa ragazzina sua compagna di classe. Per quell’uomo solido e razionale, quelle lacrime rappresentavano una vera e propria vergogna. Se i suoi colleghi d’ufficio lo avessero visto passarsi la mano sulla guancia umida o avessero letto quelle poesie che non sembravano uscite da lui e che parlavano sempre d’amore!
D’amore ! Figuriamoci! Questa parola lo aveva sempre un po’ infastidito, come se fosse qualche cosa della quale valesse la pena di parlare! D’accordo, quando si era fidanzato, aveva dovuto sussurrare qualche parolina alla futura moglie come si usa nei film sentimentali. E aveva chiamato “amore” certe sue amanti delle quali a volte non ricordava più neppure il nome, tra un incontro e l’altro, e la parola veniva buona per non fare capire questa mancanza di memoria.
Eppure c’era certa gente, canzonieri, sedicenti poeti, scrittori, che anziché pensare alle cose serie ,perdevano il tempo a parlare, parlare di questo sentimento adatto al massimo ai ragazzini e alle fanciulline.
Quando il sonno lo richiamava al letto spegneva la luce e si addormentava-
In una di queste notti, lui sognò un bimbo che gli usciva dal torace causandogli un grande dolore- Accese la lampada appoggiata sul comodino e si vide grondante di sudore. Il respiro gli mancava e la voce con la quale avrebbe voluto chiamare aiuto era strozzata. Capì che era la fine. Il bimbo, finalmente liberato, morì con lui.