Ancora una volta pupazzi di latta
«Esisteva un viaggio
percorso in luoghi e modi sconosciuti
Lungo fu il cammino
e tanti gli universi sparsi per i sentieri»
Era freddo nel fuoco di cristallo
e giada copriva le statue di cera
e la tela del ragno
muoveva i burattini dell’universo
Puntini di sospensione vollero mazzi di ginestre
Gialle e bianche
furono le sette lune
Conobbi le onde di sabbia
e sgretolai le consuetudini dell’uomo.
Lasciai smeraldi incastonati nelle grotte di ghiaccio
e vissi accanto a Iscandar.
Chiesi dove ero
e dov’erano le brezze mattutine.
Trovai i sentieri dell’oblio
e solchi pulsanti intinti di rosse emozioni
mi indicarono la via.
Morii nell’istante dello sguardo
nacqui nel morire
e mai più compresi regole.
Suonai il violino al passato
e passai per valli defunte
parlando alle anime sole.
Colsi le lacrime di rugiada
nella retorica del verso
e scrissi di loro
versando il mio sangue.
Non compresi
né chiesi mai di capire il mio cammino
Trovai odio
Colsi qualche stelo d’amore
in attesa del tempo
dei pupazzi di latta
Esso venne all’alba dei tramonti
portando con se vascelli e vele
e occhi che non conoscevo
Partii allora nella mia fine
solcando pensieri senza fine
che scrissero di me
orizzonti mai immaginati
vite mai vissute
e aprii le mie pupille
di pupazzo di latta.
«Esisteva un viaggio
percorso in luoghi e modi sconosciuti
Lungo fu il cammino
e tanti gli universi sparsi per i sentieri»
Era freddo nel fuoco di cristallo
e giada copriva le statue di cera
e la tela del ragno
muoveva i burattini dell’universo
Puntini di sospensione vollero mazzi di ginestre
Gialle e bianche
furono le sette lune
Conobbi le onde di sabbia
e sgretolai le consuetudini dell’uomo.
Lasciai smeraldi incastonati nelle grotte di ghiaccio
e vissi accanto a Iscandar.
Chiesi dove ero
e dov’erano le brezze mattutine.
Trovai i sentieri dell’oblio
e solchi pulsanti intinti di rosse emozioni
mi indicarono la via.
Morii nell’istante dello sguardo
nacqui nel morire
e mai più compresi regole.
Suonai il violino al passato
e passai per valli defunte
parlando alle anime sole.
Colsi le lacrime di rugiada
nella retorica del verso
e scrissi di loro
versando il mio sangue.
Non compresi
né chiesi mai di capire il mio cammino
Trovai odio
Colsi qualche stelo d’amore
in attesa del tempo
dei pupazzi di latta
Esso venne all’alba dei tramonti
portando con se vascelli e vele
e occhi che non conoscevo
Partii allora nella mia fine
solcando pensieri senza fine
che scrissero di me
orizzonti mai immaginati
vite mai vissute
e aprii le mie pupille
di pupazzo di latta.