IL MIO RAGAZZO E’ IL VENTO
Io e il vento siamo come due innamorati.
Quando mi alzo, per prima cosa, guardo, attraverso i vetri, le cime degli alberi, per vedere se stanno ferme o se ondeggiano. Se ondeggiano, penso: bene oggi ci incontriamo.
Lui, quando passa dalle nostre parti, è sulla porta ad aspettarmi e, appena esco, mi investe con il suo fare irruente, da ragazzone; mi scompiglia i capelli e mi scopre le gambe; poi si diverte a spingermi, oppure ad ostacolarmi nel cammino. Se fossi più leggera, certo, mi solleverebbe in braccio come una sposa.
Certi giorni, è più tenero e mi accarezza le guance. A volte, mi canta romantiche canzoni, facendo suonare le foglie degli alberi o mi disegna arabeschi sui prati, con fili d’erba e fiori e fa danzare, in mulinelli vorticosi, tutto ciò che raccoglie sulla strada e, nel suo entusiasmo, mi riempie la bocca di polvere.
Quando sono a casa e non penso a lui, sento battere sui vetri e la sua voce, di fuori, mi chiama. Fischia, geme, ulula fino a che non mi affaccio a placarlo con un bacio che lui porta chissà dove. E’ un amante focoso e gentile insieme.
Però, ieri è stato cattivo: ha avuto una crisi di nervi. Si è messo a sbraitare, a soffiare, a ruggire. Ha fatto disastri, ha distrutto il giardino fiorito da poco. Ha spogliato i ciliegi di tutti i fiori, stendendo ai loro piedi, un tappeto rosato di petali. Gli uccelli, rifugiati nei nidi, tacevano. Sferzava le querce. I pini oscillavano. Le margherite, nel prato, si stringevano addosso il cappottino di petali, tremando di freddo e di paura.
Poi si è chetato, ed è venuto, con la coda tra le gambe, a bussare, gentilmente, ai vetri, per farsi perdonare. Ma io gli ho chiuso la persiana sul muso.