UNA GIORNATA AL CIMITERO
Oggi ho fatto una lunga visita ai morti del mio paese. Così, fuori orario, senza nessuna commemorazione ufficiale. Mi è venuto l’uzzolo di andare a far merenda tra le panchine dei viali di cipressi. Forse volevo sentirmi viva. C’era poca gente: qualche vedova di fresco e il guardiano che innaffiava qua e là, fischiettando come un giardiniere qualunque.
Si stava bene. Gli uccelli becchettavano felici qualche bocconcino tra le erbe.
Dopo aver fatto merenda, ho camminato a lungo tra le tombe fino ad essere stanca. Mi soffermavo, di tanto in tanto, a leggere qualche nome, pronunciandolo a bassa voce, come per un saluto.
Qua e là il vento aveva fatto cadere qualche vaso e i fiori avvizzivano senza acqua. Mi chinavo a raccoglierli e li riempivo alla fontana.
Mi sembrava mi accompagnasse un mormorio di soddisfazione e di gratitudine; ma certo era il vento....
Pensavo, con affetto, a tutti quei corpi sepolti sotto la terra nera che si disfano, lentamente, aiutati dai vermi. Se ne stanno lì, pazienti, ad attendere il suono delle trombe dell’Apocalisse, quando l’Angelo griderà :
“Tutti in piedi ragazzi !”.E allora gli scheletri, ormai asciutti, levigati e lucidi, si leveranno lentamente, con rumore di nacchere, scuotendosi la polvere dagli omeri con le lunghe dita affilate e danzeranno, tenendosi per mano, la danza della vita, calpestando con gioia selvaggia l’erba e i fiori.
E dalle case vicine, richiamati dalle trombe, verranno a frotte, i viventi che non avranno fatto a tempo a morire e sapranno, per la prima volta, quanto è bella la vita.
Oggi ho fatto una lunga visita ai morti del mio paese. Così, fuori orario, senza nessuna commemorazione ufficiale. Mi è venuto l’uzzolo di andare a far merenda tra le panchine dei viali di cipressi. Forse volevo sentirmi viva. C’era poca gente: qualche vedova di fresco e il guardiano che innaffiava qua e là, fischiettando come un giardiniere qualunque.
Si stava bene. Gli uccelli becchettavano felici qualche bocconcino tra le erbe.
Dopo aver fatto merenda, ho camminato a lungo tra le tombe fino ad essere stanca. Mi soffermavo, di tanto in tanto, a leggere qualche nome, pronunciandolo a bassa voce, come per un saluto.
Qua e là il vento aveva fatto cadere qualche vaso e i fiori avvizzivano senza acqua. Mi chinavo a raccoglierli e li riempivo alla fontana.
Mi sembrava mi accompagnasse un mormorio di soddisfazione e di gratitudine; ma certo era il vento....
Pensavo, con affetto, a tutti quei corpi sepolti sotto la terra nera che si disfano, lentamente, aiutati dai vermi. Se ne stanno lì, pazienti, ad attendere il suono delle trombe dell’Apocalisse, quando l’Angelo griderà :
“Tutti in piedi ragazzi !”.E allora gli scheletri, ormai asciutti, levigati e lucidi, si leveranno lentamente, con rumore di nacchere, scuotendosi la polvere dagli omeri con le lunghe dita affilate e danzeranno, tenendosi per mano, la danza della vita, calpestando con gioia selvaggia l’erba e i fiori.
E dalle case vicine, richiamati dalle trombe, verranno a frotte, i viventi che non avranno fatto a tempo a morire e sapranno, per la prima volta, quanto è bella la vita.