«Una giara nell'ocra nasce,
vino in lei nel tempo pasce.
Recidi il fiore del sapere e
nel fosso lascia ogni piacere»
Vorrei che gli altri ascoltassero
la voce del mio silenzio
che da troppo tempo urla in me.
Vorrei fermare l'assordante suo richiamo
lasciando solo soffi di malinconia.
«Urla anche tu mare,
ch'io non posso nemmeno ascoltare le tue storie,
lascia che l'onde di tempesta incrocino ancora
li spenti occhi mia.
E acque geleranno i pensieri
e rocce parleranno alle bianche spume
e torrenti di lacrime invaderanno l'eden del tempo perso.»
Mi persi nei tuoi flutti,
dei gorghi fui prigioniero
e nello statico giro del tuono
divenni sordo al sorriso del mondo.
Trovai la calma nei fondali dell'oblio.
Nacqui e morii nello stesso istante,
quando la vita nella contesa
inizia solitaria la sua discesa.
Discesi nell'inferno dell'anima,
scolpii le mie colpe nei rossi coralli,
nelle conchiglie delle veggenze,
nei granelli delle idiozie.
«Ascoltami ancora perso Grecale,
che le mie ferite rendevi vive,
ascoltami piangere nelle notti
d'Orione, quando l'inverno
sferza dentro di me.
Ascolta il mio ultimo lamento
che mai l'udrai più.»
Mai tralasciai amore e seppur in defessa forma
scrissi pergamene nel suo nome.
Io ti cerco nelle mie indulgenze,
t'invoco nelle accese demenze,
ma più posso udire il suono dei violini,
il sibilo del tuo richiamo.
Chiamami ancora e ancora
per cento,
per mille anni,
chiamami e io risponderò,
sussurrando nella selvaggia mimosa
il morente verso della vita.
«Una giara nell'ocra nasce
Un chiodo nel muro diviene all'acqua morente
Nessuno alla vita resta indifferente»
Un crepuscolo sarà nato nello specchio del tuo passato,
volta della faccia la terra e nera morte non più la falce sferra
«Possedevo una giara d'oro colma
ed essa silente seguì me nella prestabilita tomba.»
vino in lei nel tempo pasce.
Recidi il fiore del sapere e
nel fosso lascia ogni piacere»
Vorrei che gli altri ascoltassero
la voce del mio silenzio
che da troppo tempo urla in me.
Vorrei fermare l'assordante suo richiamo
lasciando solo soffi di malinconia.
«Urla anche tu mare,
ch'io non posso nemmeno ascoltare le tue storie,
lascia che l'onde di tempesta incrocino ancora
li spenti occhi mia.
E acque geleranno i pensieri
e rocce parleranno alle bianche spume
e torrenti di lacrime invaderanno l'eden del tempo perso.»
Mi persi nei tuoi flutti,
dei gorghi fui prigioniero
e nello statico giro del tuono
divenni sordo al sorriso del mondo.
Trovai la calma nei fondali dell'oblio.
Nacqui e morii nello stesso istante,
quando la vita nella contesa
inizia solitaria la sua discesa.
Discesi nell'inferno dell'anima,
scolpii le mie colpe nei rossi coralli,
nelle conchiglie delle veggenze,
nei granelli delle idiozie.
«Ascoltami ancora perso Grecale,
che le mie ferite rendevi vive,
ascoltami piangere nelle notti
d'Orione, quando l'inverno
sferza dentro di me.
Ascolta il mio ultimo lamento
che mai l'udrai più.»
Mai tralasciai amore e seppur in defessa forma
scrissi pergamene nel suo nome.
Io ti cerco nelle mie indulgenze,
t'invoco nelle accese demenze,
ma più posso udire il suono dei violini,
il sibilo del tuo richiamo.
Chiamami ancora e ancora
per cento,
per mille anni,
chiamami e io risponderò,
sussurrando nella selvaggia mimosa
il morente verso della vita.
«Una giara nell'ocra nasce
Un chiodo nel muro diviene all'acqua morente
Nessuno alla vita resta indifferente»
Un crepuscolo sarà nato nello specchio del tuo passato,
volta della faccia la terra e nera morte non più la falce sferra
«Possedevo una giara d'oro colma
ed essa silente seguì me nella prestabilita tomba.»