In morte d’un amico carino
E giaci ora
inerme
nel tuo spazio
per un futuro che non sa
Giaci tra legni rozzi
e travi senza cuore
e chiodi arrugginiti serrano il piombo…
Va il becchino a consolar il fosso
e terra salta
un badile va e l’altro viene
e tu non sei
Piange un tizio con un martini on ice in mano
brinda e non sa perché
Suona la banda jazz dimenticati
e un ritornello s’infila per i platani dormienti
e scuote i larici e gli abeti
e lascia muti e tristi pur i cipressi
E giaci ora ascoltando suoni lontani
immagini rubate
voci interpretate
Ma non senti
Come puoi sentire oramai
Tu morto tra i morti
che nei vivi eri pur morto?
E giaci nudo di pelle cotta
dai mali
dai veleni
e giallognolo appare il viso
e scarti la confezione del tuo corpo
e litighi con il becchino
e urli dicendo il tuo nome
Ma chi t’ascolta?
Il vento forse?
Il tizio che beve Martini?
Una pagina d’un libro rubato?
Urla pure che niun ascolta
e declama nel viaggio tutti i compagni
e chiedi a ogni voce d’urlare
e ti scuoti
Tu morto nei morti…
Un corteo funebre s’avvicina e una dopo l’altro
s’ammucchiano i legni sepolcrali
uno sull’altro
nella strage dell’uno e del molto
e un nome non si scrive
e cento se ne sussurrano
e una è la lapide
Bianca
spoglia
Piantata la felce
Acceso un lume
Una scritta inesistente adorna il mausoleo
e gli uomini in silenzio
sfilano fra cipressi
e la banda suona jazz serale
e la pioggia ti saluta
ticchettando sulla nuda terra
e vive la felce
piangendo nomi che non sa
E giaci ora
inerme
nel tuo spazio
per un futuro che non sa
Giaci tra legni rozzi
e travi senza cuore
e chiodi arrugginiti serrano il piombo…
Va il becchino a consolar il fosso
e terra salta
un badile va e l’altro viene
e tu non sei
Piange un tizio con un martini on ice in mano
brinda e non sa perché
Suona la banda jazz dimenticati
e un ritornello s’infila per i platani dormienti
e scuote i larici e gli abeti
e lascia muti e tristi pur i cipressi
E giaci ora ascoltando suoni lontani
immagini rubate
voci interpretate
Ma non senti
Come puoi sentire oramai
Tu morto tra i morti
che nei vivi eri pur morto?
E giaci nudo di pelle cotta
dai mali
dai veleni
e giallognolo appare il viso
e scarti la confezione del tuo corpo
e litighi con il becchino
e urli dicendo il tuo nome
Ma chi t’ascolta?
Il vento forse?
Il tizio che beve Martini?
Una pagina d’un libro rubato?
Urla pure che niun ascolta
e declama nel viaggio tutti i compagni
e chiedi a ogni voce d’urlare
e ti scuoti
Tu morto nei morti…
Un corteo funebre s’avvicina e una dopo l’altro
s’ammucchiano i legni sepolcrali
uno sull’altro
nella strage dell’uno e del molto
e un nome non si scrive
e cento se ne sussurrano
e una è la lapide
Bianca
spoglia
Piantata la felce
Acceso un lume
Una scritta inesistente adorna il mausoleo
e gli uomini in silenzio
sfilano fra cipressi
e la banda suona jazz serale
e la pioggia ti saluta
ticchettando sulla nuda terra
e vive la felce
piangendo nomi che non sa