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La lunga notte

2 partecipanti

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1La lunga notte Empty La lunga notte Dom Mar 07, 2021 4:53 pm

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

La lunga notte

Conto le ore. Il mattino è lontano. I medici mi hanno detto che devo stare tranquilla, è una frattura cranica ma senza commozione cerebrale. Sì, tranquilla! È facile per loro! Non è la loro adorata bambina! Credono ai loro esami. Io credo solo in Dio. Ma neanche poi troppo. Dio interviene quando Gli pare e piace. Quanti bimbi se ne tornano in Cielo a fare gli angeli, senza nessuna pietà per la loro mamma! Ma proprio ora devo dire queste cose a Dio, questa specie di protesta per il suo modo di condurre l’Universo! Dovrei essere furba e ringraziarlo per questo magnifico dono che Lui mi ha fatto, cinque anni fa. Dirgli che non lo meritavo, cattiva come sono. D’accordo, anche quello non è stato gratis. I vomiti gravidici, le doglie, il parto, i “punti” in quella zona delicata, le ragadi in quell’altra zona. Lo sappiamo che tutto ha un costo. Ma un regalo tanto grande si meritava un prezzo altissimo che non ho ancora finito di pagare. E sì perché lo sto ancora pagando ora, con questa ansia che mi attanaglia le viscere e il cuore. Ora, lei dorme e sogna gli angeli, i suoi fratellini con le ali, ma se non si svegliasse più?
Noo! Non reggo a questo pensiero. Non posso neppure permettermi uno scambio con Dio, la mia vita contro la sua! Non posso, sarebbe un egoismo mostruoso lasciarla orfana, povera innocente creatura, in balia di suo padre così sprovveduto! Ma non morirà, lo hanno detto i medici; e poi, respira tranquilla; potrei perfino provare a dormire e magari rivivrei, nel sogno, quel momento magico di cinque anni fa, in cui ho sentito per la prima volta la sua voce in sala parto, o quell’altro di quando l’ho attaccata al seno, trasfondendole, da subito, il mio amore, o quando siamo tornati a casa, mamma, papà e bambina, con l’ansia di non farcela a diventare dei veri genitori seri, noi ancora ragazzi, per niente pratici di pannolini, con nelle orecchie tutte le raccomandazioni delle ostetriche, che forse si erano accorte della mia sprovvedutezza. Ma io, nonostante tutto ciò, ero la madre più felice di questa Terra, con il mio fagottino di carne tra le braccia. Era Dicembre e c’era la neve! Il Natale era passato da pochi giorni e qualcosa della sua magia era rimasta nell’aria. Sarà stata la debolezza dovuta al parto, ma mi sembrava di essere sollevata da terra e di camminare su di un tappeto di nuvole.
Ecco, sta arrivando un’infermiera e le pratica un’iniezione di chissà cosa. Mi sorride con simpatia. Forse ha percepito l’angoscia nei miei occhi. Meno male che la mia piccola non si è neppure svegliata e dorme tranquilla come se nulla fosse successo. Dio mio, non farmi pensare a quel momento in cui la colf, quella stramaledetta disattenta di una sarda ossigenata, mi ha telefonato in ufficio per dirmi che…
Ecco, lo sapevo, mi tocca piangere di nuovo e dove è finito il fazzoletto, mannaggia la miseria, questa borsa sempre strapiena di cose inutili… che era caduta dalla scala a pioli e che era svenuta subito senza neanche piangere. Piangeva lei, la stupida, invece. Se non ero io a chiamare il 118! E me l’hanno portata qui, dove sono subito corsa ad aspettarla e a vivere i dieci minuti più tragici della mia vita. Perché ci ripenso a quel momento e a quell’altro dopo, quando c’è stata la diagnosi? Dai andiamo, tutto è passato ora. Cosa hanno detto i medici? Non ci sono segni di commozione cerebrale. E’ sveglia, non vomita, risponde agli stimoli. Perché dunque mi continua questa maledizione di paura? Sono piena di sensi di colpa, ecco che cosa è. Mi aspetto una punizione dal Cielo. L’ho affidata alla sarda ossigenata che sta sempre a pensare al suo moroso che pascola le pecore a Nuoro. Tutto perché non mi fidavo di mia madre o forse perché ero gelosa di lei, avevo paura che mi portasse via l’amore della piccola, e così ho preso la scusa che non volevo che si stancasse. Figuriamoci, la mamma stanca! E’ rimasta male, lo so! Poi non parliamo di quella maledetta scala a pioli, potevo ben pensare che era un pericolo per la bambina. Avrei dovuto tenerla chiusa a chiave nello sgabuzzino, non è stabile, su quel pavimento tirato a lucido poi…Va beh dai! Poteva andare peggio! Poteva anche lesionarsi il midollo e restare paralizzata come la figlia di Giovanna che è caduta dal letto a castello. Del resto qui siamo in pediatria e chissà quanti bimbi stanno peggio di lei. Si sa che la vita è così: a qualcuno va bene e ad altri va male. Si ha un bel vivere pensando alle cose stupide, magari a litigare, o al modo di fare soldi o carriera, un bel giorno ti arriva la mazzata sul collo, l’incidente stradale o la malattia mortale, e a chi tocca tocca. Anche se questa volta andrà tutto bene non sarà mai più come prima. Ora so che in qualsiasi fottuto momento può cambiare in un istante la vita di una famiglia intera. Il fatto è che siamo tutti menefreghisti, il dolore degli altri ci sfiora appena. Apriamo la tele, morti, feriti, disgrazie, guerre, omicidi, scandali di ogni genere; se qualche immagine rischia di turbarci, facciamo lo zapping per non vedere e non sapere. Meglio un giallo o qualche drammone, dove almeno le storie sono finte e possiamo anche piangere sul momento ma poi tornare allegri come prima senza rimorsi.
Ma guarda a quante cose vado a pensare… Mi sta venendo sonno ma se mi addormento mi sembra di lasciarla sola, meglio resistere. Mi viene in mente quella bellissima poesia di Tagore, quella che avevo imparato a memoria quando è nata lei. Aspetta, come dice: la tua dolce tenerezza, fiorì nel mio giovane corpo, come uno splendore nel cielo prima dell’alba, primo amore del Cielo, gemello della luce del mattino, sei sceso aleggiando la corrente della vita del mondo ed infine ti sei arenato sul mio cuore, quando osservo il tuo visino, il mistero mi sommerge, tu che appartieni al Tutto, sei diventato mio. Che magia ha catturato il tesoro del mondo in queste mie deboli braccia?
Ah Tagore, amico mio, stammi vicino in questa notte, così intensa seppure intrisa di angoscia. E statemi vicini tutti voi poeti che ho amato e coprite di dolcezza il mio piccolo fiore bambino. Che la Morte non si innamori di lei! È così bella la mia bambina! Così incredibilmente bella!
Stanno tornando le infermiere con la colazione, sento il tintinnio del carrello… è mattina e lei si sta svegliando… è fresca come una rosa, sta bene

2La lunga notte Empty Re: La lunga notte Mar Mar 09, 2021 10:21 am

Giancarlo Gravili

Giancarlo Gravili
Admin Master & Commander
Admin Master & Commander

Un crogiolo di immagini di vita concepita e poi ogni singola emozione viene catalogate nelle ansie della mamma e nella descrizione del dolore della donne nel parto e della ricompensa del dono d'una figlia. Un racconto dell'esperienza umana vissuta e di tutto quel corollario che la circonda. I dubbi, le paure, le incertezze dell'essere giovani mamme e infine la grande gioia per quel pericolo scampato che poteva togliere la figlia dal grande amore materno. Un senso profondo nel cogliere la propria storia e farne racconto da donare agli altri, forse per esorcizzare sempre quel senso di incertezza che il vivere stesso ci procura.

A Licia piace questo messaggio.

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3La lunga notte Empty Re: La lunga notte Mar Mar 09, 2021 11:06 am

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

I miei racconti non sono mai del tutto autobiografici ma certamente prendono ispirazione da vicende vissute. Ti ringrazio per la lettura e il commento, come sempre, azzeccato

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