Cattedrali e guglie
Alte e imponenti muraglie
cinsero l’oscura cattedrale
erigendo acuminate guglie.
Da preservare non erano tesori
ma un presunto e folle rango
incoronato senza titoli e onori.
Uno sparuto esercito presidiava,
in volto, scurito da lanose gote,
attenti occhi di brace roteava.
Qualcuno buona sorte ringraziava
anche se tempesta e vento subiva
e chi a mezza voce bestemmiava.
Dettava legge con cortese apparenza
dalle segrete celle non tanto celate
imponendola come verace sentenza.
Al desco imbandito assisa ignavia
pietanze farlocche pasciuta gustava
destinandole alle scrofe.
Ecco allora che dal cielo scesero
nubi violacee tinte di odio
e con sussurri di male
s’adagiarono sulle aguzze altezze.
Risuonarono sulle terre le campane morte
e torri d’avorio presero il posto di quelle sacre
lasciando intravedere altari di pietra
forgiati di invidia e ribrezzo.
Il senso dell’esistenza venne tramutato
in schiere di maligni atomi che vaganti
ingurgitavano solo pasti conditi con il nulla.
Tronfie del loro nebulo oscurantismo
le formazioni in cielo si divisero per ogni dove
e le terre emerse divennero anch’esse
parte del nero opprimente.
Gli uomini allora cercarono rifugio
nella scissione dell’occulto sapere
e divennero particelle singole di luce.
Miliardi di luminose essenze sorsero
dalle viscere delle consapevolezze
e i nembi dell’odio furono smaterializzati
dall’ascesa luce universale.
Le alte guglie risplendettero nuovamente
al cospetto del limpido cielo
e le cattedrali tornarono a riempirsi
di lievi e profonde orde di pensieri positivi.
Ogni cosa mutò aspetto
e caleidoscopi di inimmaginabili colori
rivestirono quella che un tempo
era stata la casa dell’ignobile agire.
Genoveffa Frau & Giancarlo Gravili
2021
Alte e imponenti muraglie
cinsero l’oscura cattedrale
erigendo acuminate guglie.
Da preservare non erano tesori
ma un presunto e folle rango
incoronato senza titoli e onori.
Uno sparuto esercito presidiava,
in volto, scurito da lanose gote,
attenti occhi di brace roteava.
Qualcuno buona sorte ringraziava
anche se tempesta e vento subiva
e chi a mezza voce bestemmiava.
Dettava legge con cortese apparenza
dalle segrete celle non tanto celate
imponendola come verace sentenza.
Al desco imbandito assisa ignavia
pietanze farlocche pasciuta gustava
destinandole alle scrofe.
Ecco allora che dal cielo scesero
nubi violacee tinte di odio
e con sussurri di male
s’adagiarono sulle aguzze altezze.
Risuonarono sulle terre le campane morte
e torri d’avorio presero il posto di quelle sacre
lasciando intravedere altari di pietra
forgiati di invidia e ribrezzo.
Il senso dell’esistenza venne tramutato
in schiere di maligni atomi che vaganti
ingurgitavano solo pasti conditi con il nulla.
Tronfie del loro nebulo oscurantismo
le formazioni in cielo si divisero per ogni dove
e le terre emerse divennero anch’esse
parte del nero opprimente.
Gli uomini allora cercarono rifugio
nella scissione dell’occulto sapere
e divennero particelle singole di luce.
Miliardi di luminose essenze sorsero
dalle viscere delle consapevolezze
e i nembi dell’odio furono smaterializzati
dall’ascesa luce universale.
Le alte guglie risplendettero nuovamente
al cospetto del limpido cielo
e le cattedrali tornarono a riempirsi
di lievi e profonde orde di pensieri positivi.
Ogni cosa mutò aspetto
e caleidoscopi di inimmaginabili colori
rivestirono quella che un tempo
era stata la casa dell’ignobile agire.
Genoveffa Frau & Giancarlo Gravili
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