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Una notte in bianco

3 partecipanti

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1Una notte in bianco Empty Una notte in bianco Sab Ott 02, 2021 4:42 pm

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

UNA NOTTE IN BIANCO

I quattro "bei tipi" della stanza sei, stavano aspettando che la "stronza" finisse l'ultimo giro serale prima di rintanarsi nella stanzetta delle infermiere a leggere avidamente il libro giallo che occhieggiava sempre da una tasca del suo camice. Era una che adorava aver paura. Si caricava ben bene mentre attraversava il corridoio buio, proiettando il fascio rotondo di luce della sua lampada tra i letti dei pazienti e frugando con cura ogni angolo con la speranza di scoprire qualche inquietante presenza: fosse un gatto dagli occhi di fosforo, un topo, o almeno una lunga fila di scarafaggi. Così poi si gustava meglio il suo romanzo giallo, tutta accoccolata in una poltrona con le labbra strette tra i denti. Al mattino le colleghe del turno delle cinque la trovavano spesso addormentata con il libro in mano.
Sentendo approssimarsi i passi cauti e felpati, i "bei tipi" intonarono il loro concerto serale: un russare artistico in cui i toni bassi profondi e regolari venivano interrotti da improvvise accelerazioni di ritmo seguite da pause che precedevano l'inizio della parte fischiata dai due più giovani componenti della banda che, dopo diversi esercizi, avevano ottenuto l'armonia perfetta.
L'infermiera si fermò un istante sulla porta a gustare il gradevole insieme.
Poi disse a bassa voce:
“Finalmente avete finito di sghignazzare alle mie spalle, eh! Dormite, dormite ché domattina vi buco il sedere con l'ago spuntato.”
Sorrise con il suo sadismo all' acqua di rosa e si allontanò voltandosi ogni tanto per vedere se fosse inseguita come faceva sempre.
Subito il più giovane dei quattro (un biondino pallido) buttò giù le gambe del letto, allegramente e disse:
“Andiamo ragazzi?".
Il più vecchio prese dal comodino un mazzo di carte e si avviò con gli altri tre lungo il corridoio buio verso il soggiorno. Camminarono nel più assoluto silenzio, felici di trasgredire il regolamento ospedaliero che li voleva tutti addormentati come bravi bambini fino alle cinque della mattina dopo.
Arrivati al soggiorno, si chiusero la porta alle spalle e, solo dopo, accesero la luce. Il fumatore del gruppo estrasse dal taschino del pigiama due sigarette ed un accendino mentre gli altri tre si sistemavano intorno ad un tavolino ricoperto di tela cerata.
Diede le carte quello che tutti chiamavano "Il Che" per via della barba e delle sue idee rivoluzionarie.
"Oggi mi sento che vinco io" disse il più vecchio che non vinceva mai.
"Ma sì dai, facciamolo vincere per una volta, così poi morirà contento!" fece il biondino arrossendo subito per aver detto una cosa che, in quel luogo e in quel momento, non avrebbe mai dovuto dire.
Il fumatore tossicchiò imbarazzato mentre "Il Che" fece:
"Non avevi niente di più intelligente da dire?"
Il più vecchio arrivò in ritardo a capire e si rabbuiò quasi avesse ricevuto un malaugurio.
“ Chi ti dice che muoio prima di te?
"Nessuno è evidente. Dicevo così per scherzare"
"Sì, scherzare! C'è proprio da scherzare. Lo sai che ho una paura maledetta di entrare in quella camera operatoria"
"Perché, io no?" fece il fumatore." Abbiamo tutti paura. Scommetto che ha paura anche il Che che non crede neanche nell'aldilà"
"Tu ci credi?" fece il Che.
"Io sì, non vado a messa da quindici anni però ci credo. Qualcosa ci deve pure essere se no che senso avrebbe la vita?"
"Ma perché deve avere un senso?" chiese il biondino, ma nessuno gli rispose.
Si erano rabbuiati tutti. Non avevano più voglia di giocare. Il vecchio si affacciò alla finestra:
"Sapete l’ultima? Nevica."
Veniva giù a larghe falde, bagnata fradicia quella prima neve precoce.
Però si sentirono tutti un pochino più rinfrancati.
"Giochiamo dai", fece il vecchio, "ormai che hai fatto la gaffe..."
"In gamba, su. Lo sai che tu qui dentro sei quello messo meglio" gli disse affettuosamente il biondo.
Mentre loro giocavano, l’infermiera era giunta al punto clou del suo “Il fantasma delle corsie”. La sua collega di carta aveva sentito come un fruscio di stoffa trascinata sul pavimento e voltandosi aveva visto il fantasma. Giusto il tempo per un grido strozzato e quell'essere soprannaturale se l’era spazzata via con la rapidità con cui un ragno ingurgita una mosca. In un orgasmo di terrore si raggomitolò su se stessa e tese l'orecchio ai più piccoli rumori intorno a lei: lo sgocciolio di un rubinetto, il tic-tac di un orologio, un colpo di tosse dalla corsia e un confuso vocio non ben localizzabile come di quattro ”bei tipi” che stessero giocando a carte da qualche parte per esempio, che so, in soggiorno.
Quest'ultimo rumore la inferocì ridestando il gendarme che viveva in lei e levandole di dosso ogni paura da femminuccia.
Rovinò su di loro come una furia:
“ Eccoli qui! Sempre i soliti! Mi farete licenziare!"
"Sii?" fece il biondino speranzoso.
"A letto subito! E domani farò un rapporto scritto al primario e, per conoscenza, alla Direzione. Vi farò dimettere, non siete degni delle cure che vi prestiamo. Vi comportate come dei ragazzetti indisciplinati. Ma lo sapete che qui la gente soffre, che qui la gente muore..."
La parola aleggiò ancora una volta per la stanza come un corvo nero e andò a conficcarsi nel cuore di ognuno.
Pentita di averla pronunciata, l’infermiera si addolcì:
"Lo dico anche per il vostro bene. Avete bisogno di riposo. La notte è fatta per dormire e non per giocare a carte. E questo è un ospedale e non una bisca"
Gli uomini si erano alzati rivelando la loro miseria.
I corpi magri navigavano nei pigiami e la pelle scoperta era giallastra e malsana.
Il più vecchio si avvicinò alla finestra per vedere se nevicava ancora: il viale si era fatto bianco.
"Venga qui signorina a godere con me lo spettacolo. L' aveva mai vista in Novembre la neve? Guardi: gli uccelli hanno ricamato le loro impronte... Forse domattina sarà già sciolta. Potevamo perderci questa bellezza?”
"Sì, sì". brontolò lei sempre più ammansita, "è bello. Però ora subito a dormire"
Li riaccompagnò alla stanza sei e aspettò che russassero prima di tornare al suo giallo.

A Genoveffa Frau piace questo messaggio.

2Una notte in bianco Empty Re: Una notte in bianco Sab Ott 02, 2021 9:09 pm

Genoveffa Frau

Genoveffa Frau
Master of Horse
Master of Horse

Quell'ansia che non si riesce a contenere quando si è in ospedale prima di un intervento l'ho provata parecchie volte, anche la burbera infermiera l'ha compresa e si è sciolta come la neve che cadeva sotto gli occhi incantati dei degenti.
Molto bello Lycia.

3Una notte in bianco Empty Re: Una notte in bianco Dom Ott 03, 2021 9:27 am

Giancarlo Gravili

Giancarlo Gravili
Admin Master & Commander
Admin Master & Commander

Ecco tutto il lato umano e dolce di Licia che magari s'arrabbia e poi dopo diviene buona piú che mai in un batter d'ali e i racconti raccontano quanto l'uomo abbia bisogno di condivisione d'amore.
Tutti son dipinti con un tratto profondo che connota ogni singolo aspetto.

https://thejarofpoetry.forumattivo.com

4Una notte in bianco Empty Re: Una notte in bianco Lun Ott 04, 2021 3:10 pm

Licia

Licia
Mamma Orsa
Mamma Orsa

Ho respirato a lungo l'atmosfera degli ospedali dove la morte è di casa.

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